Recensione: No Escape

Di Matteo Lavazza - 10 Giugno 2004 - 0:00
No Escape
Band: Rainspawn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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72

Fondati nel 1998 a Roma i Rainspawn giungono con questo “No Escape” al secondo album, dopo il debut “Messenger of Death” targato 1999, che purtroppo non ho avuto modo di sentire, ma che la band descrive come un incrocio tra sonorità Thrash alla Metallica/Megadeth e Power alla Blind Guardian/Helloween, influenze Power che come vedremo sono andate completamente perdute in questo nuovo disco.
La partenza è affidata a “Buried Alive”, e subito si capisce quanto sia alto il valore del gruppo, riff cattivissimi in pieno Bay Area Style, cambi di tempo spaccaossa e la voce di Roberto “The Sheriff” Di Leo davvero splendida per il genere, così com’è ottimo il lavoro alle chitarre della coppia Davide Scala/Marcello Nardo, sia in fase solista che in fase ritmica.
Tutto il disco è un susseguirsi di Thrash songs davvero devastanti, tipo “The Execution”, aperta da un bel giro di basso ad opera di Francesco Greco e da un sonoro rutto, prima di esplodere in tutta la sua potenza (non che il rutto non sia potente), “Pay your Glory”, decisamente Megadeth oriented, epoca “Peace Sells”/”So Far, so Good… so What”, forse troppo derivativa ma decisamente gradevole, “…In Salem”, con un riff iniziale piuttosto particolare, così come particolare è un po’ tutto il pezzo, un mid tempo non eccessivamente potente ma decisamente originale nel suo incedere, senza per questo andare a cercare lontano dal Metal, “Rising Hell”, introdotta dalla batteria di  Dan Scala, è un’altra gran canzone giocata su tempi non velocissimi, ma con dei cambi di ritmo davvero ben studiati ed eseguiti, “Don’t Brake”, altro pezzo in cui l’influenza Megadeth è piuttosto forte, ma la forza del gruppo sta proprio nel riuscire a non apparire mai come una brutta copia dell’originale, e la conclusiva “Two Months Sleep”, più di 8 minuti all’insegna dell’imprevedibilità pur rimanendo ben ancorata alla tradizione Metal, uno sfoggio da parte dei Rainspawn di capacità compositive davvero ben sviluppate, tra sfuriate a tutta velocità e break chitarristici davvero di alto valore.
Divertente  anche la parte nascosta in fondo all’ultima traccia, un momento del gruppo in sala d’incisione, che potrei definire come una sorta di scambio di opinioni tra The Sheriff (credo) e il fonico, forse non propriamente di matrice oxfordiana.
Un capitolo a parte lo merita “Piercing Evil”, una canzone davvero splendida seppur non originalissima, con un bilanciamento perfetto tra potenza pura e melodia.
Non mi ha invece pienamente convinto la cover di “Time Warp”, tratta dal “Rocky Horror Picture Show”, sicuramente ben studiata ma che non mi ha impressionato.
I suoni sono decisamente buoni, anche se a mio parere un po’ troppo puliti, delle chitarre un po’ più grezze avrebbero secondo giovato al tiro generale del disco.
Tecnicamente la band è davvero molto valida, tutti i musicisti svolgono egregiamente il loro compito, sempre è comunque rivolto alla resa generale delle canzoni e mai per sfoggiare la loro tecnica individuale.
I Rainspawn hanno confezionato un lavoro davvero validissimo, peccato per un paio di brani non proprio azzeccati, a mio parere, ma il disco è estremamente godibile e divertente, forse la band dovrebbe riuscire a staccarsi un po’ dai modelli originali che ispirano la loro musica, a volte fin troppo evidenti, per riuscire a compiere un ulteriore salto di qualità, ma già adesso ci troviamo di fronte ad un gruppo davvero valido e competitivo nella scena Thrash.

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72