Recensione: No Life ‘Till Leather

Di Marco Tripodi - 24 Giugno 2020 - 8:30
No Life ‘Till Leather
Band: Metallica
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 1982
Nazione:
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80

L’alba dei tempi, perlomeno per i Metallica, attivi da appena un anno quando realizzano questa cassettina demotape della durata di 29 minuti e che contiene tutti pezzi che finiranno (rimescolati) su “Kill’em All”, fatte salve le assenze dell’assolo di Cliff Burton(Anesthesia) Pulling Teeth“, di “Whiplash” e “No Remorse“. Il titolo del demo deriva evidentemente dal primo evocativo verso del testo di “Hit The Lights”, che puntualmente apre le danze all’insegna del denim & leather (a proposito di “pelle”). Burton, benché accreditato, non suona una nota, le quattro corde sono interamente appannaggio di Ron McGovney, il brutto anatroccolo dei Metallica, mentre ad una delle due chitarre abbiamo nientemeno che il roscio Mustaine; chissà se delle due è quella che si sente in primo piano, o l’altra, relegata dentro la lavatrice con l’oblò chiuso, posizionata nel seminterrato a 6 o 7 piani di distanza da dove la band deve aver registrato il demo, lo studio Chateau East a Tustin, Orange County. “The Four Horseman” qui riporta il titolo mustainiano di “The Mechanix” ed infatti il taglio è assai più prossimo a quello che poi si sentirà echeggiare in “Killing Is My Business” piuttosto che su “Kill’em All”. Narra McGovney che i finanziamenti per la registrazione arrivarono dal boss dell’etichetta punk High Velocity, Kenny Kane, ma una volta realizzato che quanto inciso su nastro di punk, in senso stretto, aveva poco se non l’attitudine belluina e belligerante, abbandonò la band al proprio destino. Il demo per altro è stato ripubblicato dai Metallica nel 2015, sempre in versione cassetta (sebbene rimasterizzato), in occasione del Record Store Day. Al netto delle micro e macro differenze tra queste versioni primigenie dei classici della band e quelle che poi finiranno sul debutto, velocità di esecuzione, tecnica, assoli, break in più o in meno a metà canzone (è il caso di “The Mechanix”/”The Four Horseman”), c’è il gusto per ogni fan di sentire i propri beniamini muovere i primissimi passi, con tutte le acerbità del caso, compresa la vocina di un diciannovenne Hetfield, qui molto impegnato nel tenere toni alti, cristallini, meno ruvidi e attaccabrighe di quanto si riveleranno ad una manciata di mesi di distanza ed in tutto il prosieguo della sua carriera di bad boy. Anche in questo si avverte l’influenza della NWOBHM che permea i Metallica, non a sufficienza da relegarli tout court a quell’etichetta, ma quel giusto che basta per dare atmosfera e sfumature ad un sound che di suo pare avere le idee già chiare e delineate con lucidità e determinazione. Del resto Ulrich e Hetfield si erano conosciuti mediante il classico annuncio sul giornale, nel quale Ulrich cercava sodali per suonare cover di Iron Iaden, Tygers Of Pan Tang e ovviamente Diamond Head; proprio quell’Ulrich pazzo d’amore per la NWOBHM che anni dopo curerà una bellissima raccolta celebrativa del movimento inglese, e che anni dopo ancora quasi rinnegherà tutto dicendo che nessuno si sarebbe ricordato un pezzo di qualche sperduta band NWOBHM, mentre gli Oasis avevano scolpito il loro nome nella storia. Tipica sbruffonata di uno dei batteristi più controversi della storia del metal.  In ogni caso, a 38 anni di distanza i Metallica – purtroppo o per fortuna – sono ancora in circolazione a suonare sui palchi ed il loro “No Life ‘Till Leather” è lì a ricordarci come tutto ebbe inizio. Dategli una rispolverata, lo trovate gratuitamente e per intero su Youtube, è una boccata d’aria fresca a confronto dei mattoni e della calcina che oggi portano quel monicker drammaticamente impresso sopra.

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