Recensione: No Longer Buried
Per la serie “piccoli discepoli crescono” i Trenkill ci scaraventano addosso
questo No Longer Buried, disco che non resterà a lungo nella memoria della
maggior parte degli appassionati, ma che almeno ci regala l’immagine di una
giovane formazione svedese che rinuncia al classico sound nord europeo sposando
soluzioni moderne che permetterebbero alla band di personalizzare maggiormente
la proposta in questione.
L’uso del condizionale in questo caso è d’obbligo, in quanto la band ricalca
a grandi linee una corrente musicale oggigiorno in piena espansione, ovvero il thrash rivisitato sotto una chiave modernista e hard core, senza apportare
particolari elementi di novità. Se volessimo parafrasare il monicker del gruppo
si potrebbe dire che questi ragazzi hanno abbandonato un trend per approdarvi ad
un altro. I Trendkill dimostrano di aver studiato minuziosamente tutta la
scuola post-thrash, facendo una selezione fra le migliori proposte che il genere
offre e riassemblando i vari tasselli in canzoni ruvidissime, dalle ritmiche
convulse ed industriali, ma che non riescono a decollare. Brani che vedono nella
propria migliore caratteristica anche il principale difetto: se da un lato è
encomiabile lo sforzo di infarcire le tracce con numerosi stop and go e cambi di
tempo imprevedibili, con il consueto sfoggio di violenza e precisione,
dall’altro tutto questo sforzo viene meno se proiettato lungo tutto lo
svolgimento del disco. Alla lunga l’incedere a singhiozzo delle composizioni
rischia di stancare leggermente anche se la durata non eccessiva dell’album viene
in nostro soccorso.
Un vero peccato perchè quando i nostri decidono di accelerare il ritmo
riescono a regalare frangenti irresistibili, che non solo rendono maggiormente
fruibili i brani ma che valorizzano adeguatamente i quadrati mid tempos e i
chirurgici colpi di
doppia cassa (che richiamano a più riprese quelli di un certo Gene Hoglan) del
bravissimo batterista Conny Pettersson (famoso ai più per la sua militanza negli
Anata). Canzoni come Judge Me Now e Break The Silence,
mostrano comunque una band con buoni mezzi a disposizione in fase di song-writing, capace di innalzare un muro sonoro impenetrabile, come nel caso di
Walking Dead (a mio avviso la migliore canzone del lotto) e con un occhio
di riguardo anche per atmosfere dal gusto futurista (Nothing For Granted).
Troppo poco per salvare il disco a fronte di un mercato vastissimo, croce e
delizia specialmente per le giovani band che, nel modo in cui vengono portate
alla ribalta, allo stesso modo vengono relegate all’oblio senza aver dato loro
il tempo necessario per potersi esprimere al meglio. Il mio giudizio su questo
debutto è quindi legato più alle prospettive future di una band di valore come i
Trendkill che al full-lenght in sè e per sè. Una sufficienza meritata che
se per ora può bastare, domani non basterà più.
Stefano Risso
Tracklist:
- Judge Me Now
- Dedication
- Timeless Quality
- Break The Silence
- One Step Closer
- Walking Dead
- Headshot
- From The Beginning
- Nothing For Granted