Recensione: No Matter where it Ends

Di Francesco Sorricaro - 21 Febbraio 2013 - 0:00
No Matter where it Ends
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
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50

No matter where it ends… Io aggiungerei che, però, ‘importa when it ends’! La band californiana, al secondo album in 6 anni di carriera, non ha infatti ancora messo a punto una cosa del suo sound: la ricetta, neanche troppo magica, per mantenere viva l’attenzione.

Autori di uno sludge oscuro e testardamente deformato all’incedere di ogni passaggio, questi cinque musicisti, approdati alla recettiva (almeno di solito) Season of Mist, sfoderano una prova che fa del suo essere monolitica soprattutto, un grande difetto. Brani oltremodo prolissi, neri, appesantiti dalla pece più vischiosa, che insistono su pochissimi temi ripetuti sino allo sfinimento.

Nelle 9 tracce che compongono il lavoro non c’è respiro: sembra di ascoltare i Neurosis meno ispirati a banchetto con i temibili Sunn O))). Nessuna apertura, nessuna catarsi, nessuna variazione degna di nota, su un tema cui persino la voce disperata di Trae Malone non risparmia nulla: un growl sofferto e monocorde che sgorga direttamente da nebbie di ctonianiche spoglie industriali abbandonate. Black Church, Ambient Ambitions sono ‘singoli’ estratti solo sulla carta, ma non riescono a distaccarsi dal mood generale che stanca quasi subito e che, anzi, sfocia nel fastidioso quanto inopportuno rumorismo di Cognitive Dissonance: più di 6 minuti di colonna sonora da catena di montaggio fordiana che farebbero un baffo agli Einstürzende Neubauten, per non parlare del finale di Flesh Tomb, brano da 12 minuti con una coda che metterà a forte rischio i vostri timpani.

Conclusione? Non si può risultare ‘fighi’ e alternativi solo gettando via del tutto il pedale dell’accelleratore! Io non ascolterei quest’album più di una volta se non vi fossi costretto, e mi ritengo un grande estimatore dello sludge e dei ritmi rallentati in generale. Qui, però, semplicemente, mancano le idee, qualcosa che rimanga in mente, e allora forse sarebbe stato meglio restare su qualcosa di più semplice di un’ora di musica di questo tipo!

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro

 

Tracklist
01. Agnostic Demon  08:41
02. Liminality  06:25
03. Vitruvian God  01:31
04. Black Church  06:36
05. Torrential  05:44
06. Ambient Ambitions  06:21
07. Cognitive Dissonance  06:13
08. Personal Prophet  06:22
09. Flesh Tomb  12:00

Durata totale  59:53

Line-up
Trae Malone – voce
Scott Turner – chitarra
Garrett Randall – chitarra
Brandon Gillichbauer – basso
Jackson Thompson – batteria

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