Recensione: No One Falls Like a God

Di Roberto Gelmi - 28 Dicembre 2024 - 11:05
No One Falls Like a God
Band: Udal Cuain
Etichetta: Agoge Records
Genere: Heavy 
Anno: 2024
Nazione:
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80

Gli Udal Cuain sono una band attiva da più di un lustro, nata dalla mente dei musicisti Alessio Parretti, (ex Dark Age/Jaws of Fate) e Matteo Meucci (ex Coram Lethe).
Il significato del moniker è presto spiegato, in gaelico “trovarsi in balia della forza dell’oceano”. La musica da loro proposta è, dunque, metal potente ma contaminato da influssi prog. e teatrali.
Ispirati dalle migliori band metal anni ’80 e ’90, e con un occhio rivolto al sound più moderno, gli Udal Cuain propongono il loro primo full length, che si compone di otto brani e sfoggia il titolo “No One Falls Like a God“. I testi sono opera di Alessio Parretti, rimandiamo al bel booklet per l’analisi dei suddetti. Ci soffermeremo sulla musica.

L’opener “Silence” è un bel biglietto da visita, diretto e potente, regala un heavy metal quadrato e bilanciato tra ritmiche taglienti e gusto melodico. Non mancano le tastiere e alcune note di pianoforte a rendere il tutto più ricercato e progressive.
La tracklist è una cavalcata metal da manuale, con ritmiche trascinanti e influssi legati a mostri sacri come Iron Maiden e Judas Priest, ma anche ai Blind Guardian nel finale.
Graffia pure la successiva “If You Breed Wolves”, a metà tra heavy e power. Nelle poche pause dal ritmo indiavolato proposto dalla band, traspare un’atmosfera epica che lascia intuire il potenziale del duo italiano.
Segue il pezzo più lungo in scaletta. Con i suoi sette minuti, “Beauty from the Storm” è forse il manifesto della musica degli Udal Cuain. A metà brano uno stacco di pianoforte e violoncello regala emozione aprendo una sezione delicata e teatrale che richiama alla mente i Savatage, ma anche certi Evergrey. Notevole anche il finale oscuro, con tratti che rimandano ai Queensrÿche.
Siamo al giro di boa e le sensazioni restano positive.
Il disco prosegue sullo stesso livello qualitativo. In “Saint Petersburg (In a Dream of Ice and Snow)” le note di pianoforte sembrano mettere in musica i fiocchi di neve che cadono copiosi. Negli ultimi secondi forse si potevano evitare alcune linee vocali troppo accentuate, ma tant’è.
Despite All Odds” ha l’attacco più ficcante dell’intero album, potenza ed energia allo stato puro. Sembra di ascoltare un pezzo degli Angra, ma sotto steroidi. Gli ultimi due brani chiudono il platter in modo più che dignitoso. Ascoltare per credere l’assolo di Matteo Meucci in “Sun Is Dead”, oppure i tappeti di doppia cassa in “Descent”, composizione che riassume gl’intenti della band.

No One Falls Like a God è un album che merita l’ascolto ed è curato nei dettagli (arrangiamenti, testi, artwork). Consigliato agli amanti di band come HammerFall e Sabaton, ma anche Helloween, Symphony X e, perché no?, Dream Theater. Non ve ne pentirete.

 

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