Recensione: No Second Take
Nelle ultime decadi lo Sleaze Rock è diventato sinonimo di Svezia.
Sembra, infatti, che nessun’altra nazione possa intaccare questo connubio indissolubile, tuttavia gli inglesi Wildside Riot ci provano con il loro debut album “No second take”.
Dietro questo progetto si cela in realtà una vecchia conoscenza del genere, ovvero Rocky Shades, già cantante degli storici Wratchild, nati nel 1980 e all’epoca precursori del glam rock.
Insieme al singer troviamo alle chitarre Joss Riot e Jimmy Gunn, al basso James Crofts e alla batteria Gaz Wilde, crew con la quale compone queste tredici canzoni che ci portano diretti dentro locali fumosi dove si suda dimenandosi al ritmo di tracce come “All hail the wasted”, “Wildside riot” e “Broken Toys”. Un trittico iniziale che travolge tutto, con Rocky che ci urla “What You´re Afraid Of? It´s Only Rock´n Roll“.
La ritmata “Fukk’em” si allontana dallo sleaze e ci presenta una canzone più moderna, soprattutto nel suono delle chitarre, distorte e sature al massimo: prestando attenzione, si nota nella cadenza del pezzo una somiglianza fin troppo evidente con “Fight for your right” dei Beastie Boys.
Piacevole l’incedere di “Candiis gone bad”, grazie ad un eccelso lavoro chitarristico dove trovano spazio anche inserti blues nella parte centrale, ottimi nel conferire quel tocco in più al brano, rendendolo veramente azzeccato.
La cosa che balza all’orecchio è come la band, traccia dopo traccia, cerchi sempre di variare il proprio stile in modo da non risultare scontata, suscitando curiosità e invogliando ad ascoltare l’album fino alla fine.
Un chiaro esempio di ciò è presente in “Angel on my back”, ove i ritmi funk creano un’ atmosfera leggera, con un ritornello che sconfina addirittura nel pop.
“My paradise” è una ballad che, grazie alla coralità del chorus e agli accordi melodici delle chitarre, strizza l’occhio anche all’ ascoltatore più distratto e meno avvezzo a sonorità hard rock.
Il punto di forza di “No second take” risiede anche nella produzione: suoni puliti e ben amalgamati fanno apprezzare ogni sfumatura, soprattutto negli intrecci chitarristici durante gli assolo, che danno un notevole valore aggiunto a tutto il lavoro.
Quale miglior modo di chiudere ci può essere, dopo cinquanta minuti, se non saltando e tenendo il tempo con “My woman” e “There is a bullet for each of you”, episodi in cui i ritmi si riportano alti e il suono ritorna selvaggio.
D’altronde per l’ultima song il titolo lascia spazio a poche interpretazioni e parla da sé.
Che dire, questo lavoro si è rivelato una sorpresa, soprattutto dopo l’ascolto dei brani iniziali che sembravano imboccare la strada del classico sleaze rock ripercorrendo i classici clichè del genere senza apportare nulla di nuovo.
Ed invece “No Second Take” si è rivelato un pieno di contaminazioni mescolate in maniera perfetta, in modo da non snaturare comunque lo stile stradaiolo che risiede nel dna dei Wildside Riot.
A noi, in attesa di futuri lavori dopo questo buon esordio, non resta che schiacciare il tasto play e dare nuovamente inizio alla festa!
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Tracklist:
01. All Hail The Wasted
02. Wildside Riot
03. Broken Toys
04. Fukk Ém
05. Candiis Gone Bad
06. That What Sunday Mornings Are For
07. Babe I Gotta Go
08. Angel On My Back
09. My Paradise
10. Glitter Tramps
11. Wasted Lust
12. My Woman
13. There Is A Bullet For Eash Of You
Line Up:
Rocky Shades – Voce
Joss Riot – Chitarra
Gaz Wild – Batteria
Jimmy Gunn – Chitarra
James Crofts – Basso