Recensione: No Sleep ’Til Hammersmith 40th Anniversary Edition
Una fucilata in pieno viso! La recensione potrebbe chiudersi qui. Nell’estate del 1981, non appena appoggiai la puntina del mio rack Toshiba sul primo pezzo della Side A di No Sleep ‘Til Hammersmith dei Motörhead, “vidi la luce”.
Da “Ace Of Spades” a “Motörhead”, ultima traccia della Side B: quaranta minuti di massacro heavy metal. Rimembro come fosse ieri che d’un botto realizzai che, a livello di onda d’urto animale, No Sleep ‘Til Hammersmith sbaragliava la concorrenza alive sino a quel momento pubblicata. E mi riferisco a Unleashed In The East dei Judas Priest, Alive I e II dei Kiss, Live and Dangerous dei Thin Lizzy, Live In The Heart Of The City dei Whitesnake, Made in Japan dei Deep Purple, The Song Remains the Same dei Led Zeppelin, Uriah Heep Live. Tutti disconi, sia ben chiaro, ognuno con le proprie peculiarità, ma a livello di brutalità in your face non vi era confronto.
The Eagle Has Landed dei Saxon sarebbe uscito l’anno dopo, la VHS The 7th Date of Hell – Live at Hammersmith Odeon dei Venom nel 1984 e Live After Death degli Iron Maiden addirittura nel 1985 ma tutti e tre, sebbene possenti e seppur di poco, non riuscirono a scalfire il primo gradino del podio, saldamente ad appannaggio del trio marchiato Snaggletooth.
No Sleep ‘Til Hammersmith trasuda heavy fucking metal da ogni poro, violenza allo stato brado fuoriesce da quei solchi, nonostante il buon Lem si spendesse il più possibile precisando che il loro era rock’n’roll. Il disco incapsula al meglio il feroce rumore organizzato messo in piedi da Lemmy, “Fast” Eddie Clarke e “Philthy Animal” Taylor.
Quel formidabile album dal vivo compie quarant’anni e non li dimostra assolutamente. L’emozione di spararsi “The Hammer”, “Capricorn” e “Bomber” è la stessa del 1981 e la botta che arriva è parimenti di un tonnellaggio indescrivibile. La BMG, per celebrare al meglio l’anniversario ha licenziato sul mercato più versioni di ‘Hammersmith 40th Anniversary Edition (vinile, quadruplo Cd, memorabilia varie). La recensione si riferisce all’uscita digipack a libro con booklet incorporato di ventiquattro pagine e doppio Cd. All’interno del libretto è narrata la genesi del disco e vengono svelati anche un po’ di aneddoti che lo riguardano, cose che buona parte dei Motörheadbangers molto probabilmente conoscono già ma che è sempre bello rispolverare e soprattutto ritrovare in un posto solo. L’alternativa è quella di scartabellare antiche interviste, ritagli di giornale, articoli d’epoca. No Sleep: il titolo dell’album è stato suggerito da una scritta apparsa su uno dei camion che accompagnò la band in un fittissimo tour che prevedeva soli due giorni di riposo a fronte di altre 32 giornate on stage.
Come anche i sassi sanno, No Sleep ‘Til Hammersmith NON fu suonato al mitico Hammersmith Odeon di Londra, ove comunque i Motörhead inanellarono quattro sold out di fila. Le registrazioni di quella notte, in compagnia dei Weapon di Danny Hynes (intervistato all’interno del libretto, così come Bernie Bonvoisin dei Trust), vennero sì catturate ma poi non utilizzate per il disco live.
Il primo Cd riflette il disco originale qui riproposto in versione “new remaster” con bonus mentre il secondo presenta, per la prima volta per intero, lo show che la band tenne al City Hall di Newcastle il 30 marzo 1981 con una scaletta che permette di godersi “Too Late, Too Late”, “Leaving Here” e “Shoot You In The Back”, solo per citare tre pezzi, non presenti nel live che andò al primo posto della classifica UK in quell’anno, a soli tre giorni dalla sua comparsa sul mercato.
Ieri, come ora e sempre, Non Sleep ‘Til Hammersmith resterà una fucilata heavy metal in pieno viso. Un album formidabile. Buon massacro sonoro a tutti quanti!
Amen.
Stefano “Steven Rich” Ricetti