Recensione: No Strings

Di Vito Ruta - 16 Giugno 2023 - 0:01
No Strings
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2023
Nazione:
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67

All’inizio erano le Runaways.

La prima all female band si assunse il compito di sbattere in faccia all’America puritana e bacchettona di metà anni settanta che le ragazze avevano le medesime aspirazioni, capacità e appetiti dei ragazzi e che, con il giusto atteggiamento, il gentil sesso poteva raggiungere qualsiasi meta senza alcuna necessaria mediazione maschile.
Sebbene l’eredità spirituale della band di Lita Ford e Joan Jett, tarderà, ad essere raccolta sino alla nascita del movimento “Riot grrrl”, all’inizio degli novanta, grazie alla stura data dalle Runaways, negli anni ottanta iniziano a proliferare gruppi completamente al femminile.
Tra di essi le grintose londinesi Girlschool e le Vixen, che esordiscono con l’omonimo album nel 1988 e vengono da subito edichettate nel panorama hair metal americano come il corrispondente femminile dei Bon Jovi.

Janet Gardner, voce delle Vixen, presenta l’album “No String” via Pavement Entertainment / Frontiers Music.
Il platter, caratterizzato da stili e proposte tra loro assai diversi, non solo segna la prosecuzione del sodalizio artistico con Justin James, buon chitarrista, autore e produttore, ma rappresenta la prosecuzione del precedente “Synergy” (2020).

L’apertura è affidata a “I’m Living Free” brano introdotto dal fruscio di un vinile vissuto e da un riff slide in sordina che esplode, al primo vocalizzo, in tutta la sua trascinante potenza, avanza impietoso, si alterna ad un arpeggio nervoso e conduce ad chorus mozzafiato. Bello l’assolo di chitarra e buona l’interpretazione della Gardner che risulta in discreta forma. Il tipico brano che ti fa pensare “se gli altri pezzi sono come questo, l’album sarà da paura”.

Non è così purtroppo.
Turn the page” riesce a mantenere, grazie al lavoro funambolico alla sei corde di James, l’energia rock a un buon livello ma già con “85”, brano che rispecchia le coeve sonorità rock elettropop e che sembra tratto da un lavoro solista di Steve Nicks, si comprende che l’aria è cambiata.
Il duo si gioca il jolly della ballad titletrack “No String” che ha un ritornello orecchiabile ma non convince del tutto.
Don’t Turn Me Away” dal ritmo appena un po’ più movimentato è un pezzo nello stile Alanis Morissette che non riesce a fare molto meglio.
Set Me Free”,  “Hold On To You” e “Into the night”, trittico dominato da tipiche sonorità anni ‘80, offre sentimento a profusione, ma, provoca, al contempo, un certo appannamento dell’attenzione, che viene solo parzialmente ravvivata dal riff hard rock di “I’m no sorry”. Il pezzo paga, però, il prezzo di un ritornello non troppo originale che risulta datato.
Il country blues di “She Floats Away” fa risalire il livello di attenzione e la conclusiva, divertente “Drunk” chiude l’album con una secchiata di acqua ghiacciata che mette in fuga il torpore residuo.

Ci sono pezzi sicuramente indovinati in “No String” e forse una diversa composizione della scaletta avrebbe evitato momenti di stanca, bilanciando efficacemente i brani più ordinari.

La voglia di accontentare la più larga fetta di pubblico possibile, traducendosi in disomogeneità di sonorità, non paga.
L’album non decolla e non riesce a meritare un giudizio che superi il discreto.

https://www.janetgardnermusic.com
https://www.facebook.com/JanetGardnerofficial

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