Recensione: No Trace Of Sanity
Strana – ma fino a un certo punto per un gruppo italiano – la parabola dei bergamaschi Drunkards. Nati in piena epoca metallica, per la precisione nel 1985, quando anche la Nostra penisola viveva e respirava a pieni polmoni quelle che erano le emanazioni di un fenomeno musicale destinato a divenire di massa, con tutti i distinguo del caso, i Nostri dopo un paio di demo esordiscono su vinile tre anni dopo. Il disco omonimo, dalla copertina singolare, propone un Thrash di derivazione Bay Area dove il singer Giancarlo “Jun” Carminati viene spesso associato a James Hetfield dei Metallica per via dell’intonazione della voce. Dal vivo i “Berghem’s Thrashers” non si fanno mancare niente, tanto che alcuni concerti eccellenti in compagnia di Skanners, Extrema, Royal Air Force ne segnano a ferro e fuoco l’approccio sul palco. Nonostante l’avvenuta registrazione dei pezzi del Loro secondo full length No Trace Of Sanity nell’estate del 1989 in uno studio professionale di Ancona, problemi e sistematici ritardi indipendenti dalla band portano allo scioglimento del gruppo avvenuto durante il gennaio del 1990. Il disco vede quindi la luce ufficialmente solo oggi, nel 2009, in versione remaster e con l’aggiunta di una manciata di bonus track, sotto l’egida della sempre entusiasta New LM Records.
44151 dopo più di quattro minuti strumentali vede l’irruzione del cantante Jun Carminati che, per primo e senza mezzi termini, consegna il brano al periodo temporale nel quale è stato concepito, quello dove i ‘Tallica giravano il mondo sulle note di …And Justice For All e gli Exodus sfornavano il terzo capitolo della loro carriera: Fabulous Disaster. Say Goodbye gode appunto delle influenze di queste due mega-band, senza dimenticare gli Anthrax di Joe Belladonna e Scott “Not” Ian. Irresistibile il lavoro della chitarra di Marco Vetturi in apertura a Gonna Do It My Way, così come risulta impossibile non accennare l’headbanging durante i sei minuti di durata del brano, fottutamente Bay Area e stra-fottutamente anni Ottanta. Per chi scrive l’highlight di No Trace Of Sanity, pur senza inventare niente di particolarmente nuovo ma solo per il fatto di portare in dote tonnellate di attitudine. Intermezzo goliardico con Ummo Weh Dinnah, pronto ritorno sulla retta via con la saltellante Disarray fino al brano A Woman Like You, tanto anomalo per i Drunkards quanto ottimamente riuscito: la testimonianza vivente che anche quattro thrasher incalliti come la premiata ditta Vetturi – elevato alla seconda – &Co. sappiano comporre un pezzo di HM arioso con i contro-attributi e dall’hook micidiale, roba da sfracelli ai concerti. Nell’occasione, pesanti le influenze dei bolzanini Skanners all’interno del songwriting ma soprattutto riguardo la prova vocale di Carminati, vicinissimo a “Klaus” Pisoni. Per la cronaca il pezzo apparve già nel 1991 all’interno della compilation Italy 1991 – A portrait of new unsigned talents from Italy (LM Records).
Obsession (part II) è straclassica nel suo Thrash d’annata così come The Absurd Tale Of God possiede il sapore dell’acciaio di Frisco, scordandosi per quattro minuti delle vicine acciaierie Dalmine. Stupefacente la resa di un brano atipico come Tonight, che per buona parte della durata volutamente rifugge l’impatto, preferendo avventurarsi in territori paralleli all’unplugged piuttosto che beneficiare dell’artiglieria pesante di casa Drunkards, solamente protagonista verso la fine. I Need A Woman, a mo’ di bonus track, determina la fine del disco e dei brani inediti (tranne uno).
I Drunkards non sono né erano i Metallica piuttosto che i Megadeth, ma quattro ragazzi che della musica amata hanno fatto il sogno della vita per almeno cinque, intensi, anni. No Trace Of Sanity è per ora il Loro epitaffio e sancisce con due decenni di ritardo il primo passo della maturazione -sempre e comunque strettamente legata alla matrice ortodossa del genere – costruita sulla base dell’esperienza messa in cantiere con il debutto del 1988. Il gap fra i Drunkards “adulti” e quelli autori dei cinque brani tratti dal demo Lethal to Weak Ones qui riproposti è netto: pezzi onesti, diretti ma allo stesso tempo un po’ troppo acerbi su quest’ultimo. Booklet di otto pagine con tutti i testi, foto della band e come ciliegina sulla torta una facciata interamente dedicata alla biografia – in lingua inglese – del combo bergamasco curata con perizia da Gabriele Nunziante.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
01. 44151
02. Say Goodbye
03. Gonna Do It My Way
04. Ummo Weh Dinnah
05. Disarray
06. A Woman Like You
07. Obsession (part II)
08. The Absurd Tale Of God
09. Tonight
10. I Need A Woman (bonus track)
Bonus Track (from demo “Lethal To Weak Ones”):
11. Bloody Bones
12. Don’t You Play With The Powers Of Hell
13. Pirana
14. Metal Fury Broke Free
15. Final Revenge
Line-up:
Giancarlo “Jun” Carminati: voce e chitarra
Marco Vetturi: chitarra
Germano Minuti: basso
Andrea Vetturi: batteria