Recensione: No U-Turn

Di Fabio Vellata - 29 Dicembre 2009 - 0:00
No U-Turn
Band: 101 South
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
75

Quello di Roger Scott Craig è un nome che di certo ai grandi esperti di AOR non risulterà sconosciuto.
Responsabile della fondazione dei seminali Fortune ed anima dei troppo sottovalutati Harlan Cage (dei quali “Double Medication Tuesday” è titolo che, opinione personale, andrebbe quantomeno riscoperto) ha avuto, sin dalla fine del secolo scorso, anche un ulteriore “domicilio” musicale, identificato con l’evocativo moniker di 101 South, band che, sin dal logo, conferiva all’ascoltatore immagini strettamente connesse all’ideale americano di viaggio lungo highway sconfinate ed ampi spazi aperti.

Due ottimi album, un omonimo nel 2000 e “Roll Of The Dice” nel 2002 (ora divenuti merce rara e reperibili a prezzi notevoli) seguiti dal silenzio assoluto, avevano lasciato presagire l’inizio di una dorata pensione per le voglie rock-melodiche del songwriter inglese, forse ormai appagato da quanto di buono prodotto in una carriera non certo di primissimo piano, ma ad ogni modo, costellata d’ottimi riscontri ed eccellente musica.
Tuttavia, il periodo nuovamente propizio, l’AOR che, anche se non più come un tempo, raccoglie consensi e la presenza di un pubblico pronto ad offrire supporto al genere, hanno probabilmente convinto Craig nel donare nuova linfa al progetto, offrendo così agli appassionati un’ulteriore testimonianza di quella bravura compositiva che aveva saputo animare album ispirati ed apprezzabili.

Accompagnato ancora una volta dal fidato Gregory Lynn Hall e con l’aiuto di qualche ospite illustre (da citare senz’altro, Billy Liesegang e Michael Turner, ovvero altri due ex membri degli Harlan Cage), il tastierista britannico ritorna dunque con un nuovo prodotto saturo di tutte quelle caratteristiche peculiari di uno stile che, distaccandosi lievemente dai due precedenti capitoli a nome 101 South, sembra invece richiamare un po’ più alla memoria le atmosfere rarefatte, immaginifiche e per certi versi oniriche dei già citati Harlan Cage, merito forse, della presenza in line up di ben tre membri della formazione originaria.

Non impeccabile a livello di produzione – a volte leggermente opaca – il disco presenta numerosi momenti riusciti, in cui ambientazioni vagamente brumose ed intimiste si collegano a scenari ottantiani desueti, seppur riconoscibilissimi che, in vari punti, potrebbero essere accostabili ad alcuni sprazzi di Survivor e Foreigner, se non fosse per il costante alone di malinconico romanticismo (merito anche della voce di Lynn Hall) che conferisce alla gran parte dei pezzi i contorni indefiniti e le atmosfere sognanti da “giorno di pioggia primaverile”.
Tolti un paio di passaggi a vuoto, in cui l’impasto melodico non pare della medesima qualità dei restanti episodi, le conferme dell’abilità di Craig giungono nell’immediato con la bellissima opener “Where You’re In Love”, morbido AOR d’alta classe che, con somma eleganza, introduce nel mood del disco, lasciando campo alla successiva “All In The Game”, canzone dall’incedere blueseggiante, che ancora rinforza il paragone con la precedente esperienza musicale del mastermind inglese.
Uno dei capolavori di “No U Turn” è senza dubbio la dolce “Lonely Heart”, un pezzo che potrebbe tranquillamente essere eredità dei leggendari Fortune, mentre meno comunicativa risulta la seguente, “What Are You Gonna Do Anyway”, interessante brano AOR che però non presenta spunti di particolare eccellenza.
Qualche eco di Asia ed Alan Parson è rilevabile in “End Of The Game” (Ian Bairnson, chitarrista attivo proprio con mr. Parson, è protagonista di alcune apparizioni), traccia che, con la successiva “From What You Know Now”, si destreggia a cavallo di sfumature d’elegante rock melodico e suggestioni quasi oniriche.
Ancora tinte soffuse e ad ampio respiro nella eighties style “Yesterday Is Gone”, momento che, più d’ogni altro, riporta in auge memorie degli Harlan Cage, e precede l’acustica “Take Me Home” e la più dozzinale “Don’t Tell Me It’s Over”, forse unico stralcio in cui l’anima profonda e romantica della musica di Craig svanisce, per lasciar spazio ad una melodia sin troppo semplice e persin banale nel coro, poco aiutata peraltro, da suoni non proprio azzeccati.

Chiude un album decisamente piacevole, la morbida ed edulcorata “Blue Skies”, episodio di puro AOR impreziosito dalla voce di Chris Thompson (Manfred Mann), in cui tratti languidi e cristallini suggellano l’essenza di un disco adatto ad inguaribili romantici e grandi sognatori.

Un ritorno interessante in buona sostanza, forse non di quelli destinati a rimanere indelebili nella memoria o capaci di marchiare la carriera di un artista (rispettabilissimo), ma ad ogni modo, nettare e delizia per gli adoratori delle frange più soffuse, morbide e malinconiche di certo AOR di radice britannica.

Apprezzabile.

Discutine sul forum nella sezione Hard Rock / AOR!

Tracklist :

01.    When You’re In Love
02.    All In The Game
03.    Lonely Heart
04.    What Are You Gonna Do Anyway
05.    End Of The Game
06.    From What You Know Now
07.    Yesterday Is Gone
08.    Take Me Home
09.    Don’t Tell Me It’s Over
10.    Blue Skies

Line Up:

Gregory Lynn Hall – Voce
Roger Scott Craig – Tastiere
Billy Liesegang – Chitarra
Michael Turner – Chitarra
Ian Bairnson – Chitarra
David Pasillas – Chitarra
Chris Thompson – Voce
Jimmy Turner – Basso
Hans Geiger – Batteria
 

Ultimi album di 101 South

Band: 101 South
Genere:
Anno: 2009
75