Recensione: No Way Out
Attivo dal 2001 e con alle spalle già un full-length – Time to Die (2003) – il combo comasco si ripresenta nuovamente al pubblico con questo No Way Out. Un’uscita che lascia poco spazio alle analisi meticolose o a chissà che tipo di dubbio stilistico. Un prodotto che colpirà chi vive di thrash in maniera viscerale e che repelle generalmente ogni cura tecnica e qualitativa.
La proposta musicale elaborata articola le trame dalle oscure trincee di un thrash/death freddo, simbiotico ai territori violentemente espressivi della nicchia di inizio eighties. L’intero processo compositivo non lascia trasparire nemmeno un raggio di luce, tratto che vada da un possibile scanzonato contatto hardcore o dal sottile stile rock oriented non di rado incontrato in sede teutonica. Canzoni invece dirette, minimali, grezze ed insane.
Il sound della band è collocabile verso le fonti più primitive della scena europea. Per fare un esempio: chi ricorda i Celtic Frost dell’era To Mega Therion troverà in questo lavoro molteplici echi dello stesso (debitamente meno apocalittici e più proporzionali alla dimensione underground si intende).
La sinergia esecutiva dei cinque nel complesso risulta assolutamente ben definita, equilibrata e coesa. Il cantato atteggia non di rado a sfumare se stesso verso quel cavernicolo growl ai confini del death limitando il tutto nella cornice 80’s ancora oggi malinconicamente desiderata dai puristi più intransigenti. I comparti ritmici risultano ben definiti, gli arrangiamenti approcciati in maniera semplicistica, ma decisamente di impatto. La produzione infine è ciò che un disco di tali orientamenti necessita. Suoni diretti e taglienti che devono esprimere l’essenza della violenza fatta musica, ampiamente svincolati da settaggi curati e liberi di pervadere ogni canzone di ruvidissimo distorto.
Chi ha amato ed ama la scena bay area lasci tranquillamente in tasca i propri soldi per le birre. Chi ha ancora in se nascosto il gusto dei concerti adombrati dai fumi dell’alcol ad alta gradazione e dell’umido nebbioso di qualche buco di pub “intoppettato” allora si faccia pure avanti. Esiste ancora un pezzo marcio di cuore pulsante di quella deteriorata creatura thrashy ancora così rantolante e controversa in quel di Como.
– nik76 –
Tracklist:
01 The Art of Sacrifice – intro
02 Voices
03 Puppets of Death
04 Stars’ Revelation
05 The Fog
06 Introspective
07 Full of Hate
08 Phantom
09 This Little Thing
Line Up:
Tommy: Bass
Gabry: Drums
Dany: Guitar
Davide: Guitar
Fabio: Vocals
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