Recensione: Nocturnal Masquerade
Si può fare un disco di death/metalcore potente, melodico, djenty e discretamente tamarro senza per questo scadere in un pastrocchio senza capo né coda alla maniera dei peggiori Born Of Osiris? La risposta è sì e – pur con alcuni limiti di cui parleremo in seguito – “Nocturnal Masquerade”, debutto dei Toothgrinder, costituisce prova tangibile di quanto appena affermato. La band statunitense composta da Justin Matthews alla voce, Jason Goss alla chitarra, Matt Arensdorf al basso e Willis Weller alla batteria propone in effetti un impasto di death/mathcore violento e abrasivo, scandito da ritmiche al fulmicotone, sfumature progressive e da una serie di ritornelli melodici spesso riconducibili più al filone groove/nu metal che non al tipico trademark che ha reso celebri i padrini Periphery (oltre che moltissimi altri act coevi).
Le canzoni sono mediamente corte e strutturate in maniera piuttosto semplice nonché perlopiù votate all’impatto e allo svitare le vertebre a suon di riff belli tosti e stop and go assassini; occorre inoltre dire che Justin Matthews si districa piuttosto bene sia in sede di growl/scream sia in sede di clean vocals, come pure il comparto strumentale si dimostra di prim’ordine lungo tutti i quaranta e rotti minuti di durata dell’album. E allora, direte voi che certamente avete già sbirciato il voto a fondo recensione, qual è il limite per cui i Toothgrinder non vanno oltre la soglia di un pur onorevole “sette su dieci”? Presto detto: “Nocturnal Masquerade” è un disco che si ascolta volentieri e non annoia – a patto di essere degli appassionati del genere ovviamente – ma che fatta esclusione per un pugno di canzoni di buone speranze collocate nella seconda parte della tracklist, non riesce ancora ad imporsi in maniera definitiva.
I pezzi più deboli di “Nocturnal Masquerade” (quasi tutti nella prima metà dell’album e con la goffa “Blue” a rivestire la maglia nera) denotano una marcata adesione ai tipici stilemi del death/metalcore e del djent senza tuttavia produrre grossi sussulti nell’ascoltatore. Occorre d’altro canto rimarcare come dalla doppietta groovy costituita da “The Hour Angle” e “Dance Of Damsels” e grazie a un più sapiente dosaggio di elementi progressivi il livello si elevi in maniera netta andando a trovare i propri momenti migliori nella nervosa “Dejection/Despondency” e nella marziale “Schizophrenic Jubilee”, senza peraltro trascurare la più catchy “Diamonds For Gold” (parecchio pubblicizzata per via di un cameo – dirla tutta piuttosto incolore – di Spencer Sotelo dei Periphery ma in realtà perfettamente in grado di reggersi sulle proprie gambe).
Al tirar delle somme “Nocturnal Masquerade” si rivela un buon album, per certi versi ancora un po’ acerbo e discontinuo – sseppur a proprio modo divertente ed apprezzabile – ma in ogni caso foriero di interessanti sviluppi futuri per i Toothgrinder.
Stefano Burini