Recensione: Nocturnes of Hellfire & Damnation

Di Stefano Ricetti - 22 Giugno 2015 - 0:10
Nocturnes of Hellfire & Damnation
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2015
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
74

 

Nocturnes of Hellfire & Damnation ha il senso di un cammino di purificazione che si chiude: dalla semioscurità di un album interlocutorio quale The Black Light Bacchanalia del 2010 a un po’ di luce ritrovata di questo nuovo disco. Niente di abbagliante, sia chiaro, ma le premesse per un nuovo corso dei Virgin Steele paiono sussistere. David DeFeis, cantante e leader indiscusso del combo yankee, nelle dichiarazioni ufficiali precedenti all’uscita griffata Spv ha addirittura accostato questa ultima realizzazione a lavori epocali del passato quali Noble Savage e Age of Consent… E’ da tempo immemore acclarato che la sensibilità di un artista può discostarsi parecchio dal parere degli ascoltatori, certo è che le parole del singer potrebbero suonare per taluni come una bestemmia dopo essersi sparati Nocturnes of Hellfire & Damnation tanto quanto basta per poterlo giudicare successivamente a un po’ di passate attraverso il canale uditivo. Molto probabilmente è Visions of Eden del 2006 il lavoro che stilisticamente più si avvicina a questo nuovo disco, con delle analogie che scaturiscono sin dagli effetti cromatici dominanti posti su entrambe le copertine.  

Uno dei punti di forza di Nocturnes nasce direttamente dalla composizione della line-up: quella schierata dagli Steeler è ormai consolidata da lustri. Accanto al mastermind sopramenzionato stazionano il fido Edward Pursino all’ascia (che appare molto più libero nell’esecuzione che in passato), Frank Gilchriest alla batteria (già bombardiere pluridecorato con i Riot) e Joshua Block al basso.

Come esplicitato nell’intervista a DeFeis pubblicata unitamente alla recensione sempre su questi schermi (qui li link), Nocturnes of Hellfire & Damnation viene licenziato sul mercato con tre differenti copertine, tutte a sfondo grigio, sulla base di altrettante uscite diverse: il classico Cd, il digipak a doppio dischetto con il secondo occupato dalle bonus e la versione ormai obbligatoria in ellepì.

L’assalto sonoro del nuovo Virgin Steele parte dalle cannonate dal pezzo Lucifer’s Hammer – a ognuno  stabilire se a salve o meno dopo averlo assimilato ben bene -, traccia roboante che dà il via alle  ostilità risvegliando le coscienze similmente a come accaduto nel caso dell’immenso Marriage of Heaven and Hell part II tramite  A Symphony of Steele, ovviamente con i dovuti e obbligatori distinguo. I newyorkesi, con la veemenza dei Judas Priest periodo Painkiller aprono le danze con un carico da 90 di acciaio tonante e veloce, preannunciante chissà quali sconquassi… una galoppata lunga quasi sei minuti ove Mr DeFeis si reimpossessa dello scettro magico che condusse le sorti di album epocali del periodo aureo della band. Peccato che l’incantesimo, quantomeno nella sua accezione più violenta e fottutamente HM, rimanga un episodio isolato: il resto del disco si sviluppa all’interno di trame dalla cifra differente, più intimista e meno di pancia. I collegamenti con la recente storia discografica dei Virgin Steele si sprecano, come probabilmente intuibile e solo il tempo vorrà svelarne i veri motivi.

Hymns to Damnation e Fallen Angels, entrambe poste in chiusura, riescono a sollevare le sorti del disco, andandosi a piazzare fra i brani lenti e di matrice dark/drammatica che sanno riandare al glorioso passato remoto degli americani.  

In mezzo tutta una serie di brani che non sono da buttare, sia chiaro, qualche colpo di classe c’è ancora – sebbene la produzione dell’intero lavoro sia senza dubbio perfettibile – ma che non decollano mai per davvero,  intrisi degli ormai immancabili Huuuuhhhh, Yeeeeehhhhh, Woooowwww che DeFeis dispensa senza economia da qualche disco a questa parte.      

 

Solo le pluriannunciate prossime uscite marchiate Virgin Steele riusciranno – forse – a dirimere l’annosa questione: riusciranno i nostri eroi a tornare ad avvicinarsi ai capolavori del passato oppure dobbiamo mettere via definitivamente l’idea e ragionare giocoforza su dei parametri diversi?

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti           

 

PromoImage 3

 

Ultimi album di Virgin Steele