Recensione: Non Dvcor, Dvco

Di Giorgio Vicentini - 25 Ottobre 2004 - 0:00
Non Dvcor, Dvco
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Anno: 2004
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77

Penso si possano fare milioni di considerazioni parlando di questo disco, ragionamenti che spaziano dall’ideologico al filosofico, passando per l’approccio politico, religioso e quant’altro; la sostanza è che Non Dvcor, Dvco

è un prodotto forte a tal punto da far parlare di sè sotto numerose chiavi di lettura. Non essendo interessato al contorno culturale che fa da cornice a questo lavoro, mi sono soffermato sempre sull’aspetto artistico/sonoro, pur rendendomi conto del notevole lavoro concettuale che si nasconde (anzi non lo fa per niente) dietro le quinte. Non ho nemmeno le nozioni sufficienti per fare commenti utili sul concept di fondo, senza scivolare in scimmiottamenti o banali trascrizioni delle ricchissime note all’interno del booklet, le quali parlano da sole. Per questo, mi limiterò a specificare che la base di partenza per la creazione dei testi e per la contestualizzazione temporale, viene dall’attento studio di numerosi testi trattanti la tematica della “Realizzazione di Sé”, in particolar modo “Rivolta Contro il Mondo Moderno” di Julius Evola.

Come detto, il secondo capitolo Spite Estreme Wing, ha una forza espressiva capace di imprimersi indelebile nella mente, non solo grazie al linguaggio forbito usato nelle dettagliatissime note, che già di per sé aiuta a calarsi nel contesto storico, ma anche per la capacità strabordante di spiegare tutto (ma proprio tutto ed in versione bilingue) quello che c’è stato dietro la creazione di quest’opera black. Ogni traccia è giustificata nei suoi dettagli, richiamando i concetti e le considerazioni che l’hanno portata ad avere la forma prescelta: indicazioni storiche, ideologiche, considerazioni varie; il tutto quasi a livelli didattici. Certamente, questo costituisce un’arma in più per l’album, facendolo diventare un libro da sfogliare, sul quale poter fare anche delle riflessioni, sempre che si sia attratti dal tema dominante. Proprio la ricchezza di informazioni dateci da Argento & Co., svela un altro punto di valore per Non Dvcor, Dvco: le registrazioni sono state realizzate in una cornice d’eccezione quale il Forte Geremia, posto “… sul crinale del contrafforte appenninico a ridosso di Voltri, estrema propaggine di Genova…”; ambientazione suggestiva ed unica nel suo genere, che ha permesso di ottenere un suono pieno e corposo, con una personalità spiccata che si nota fin dai primi ascolti.

Musicalmente, Non Dvcor, Dvco, offre un valido esempio di black thrash cattivo, assestato su velocità medio alte, aggressivo ed altero; strutturato su una base roboante che non disdegna accelerazioni e momenti atmosferici; costruito su pezzi dal carattere orgoglioso e durata notevole. Un totale di sette episodi che variano dall’imponenza di capolavori dal tono severo quali la title track e la seguente In Su La Vetta”, passando per alcuni spunti strumentali (in tutto tre) che costellano questo full lenght, tra cui lorgogliosa intro denominata A Chi L’ignoto?”.

Di fronte ad un disco così ambizioso e carico, mi è viene naturale avanzare delle ulteriori richieste ed essere pignolo, avendo la sensazione che le potenzialità ci siano tutte. Per questo dico che un neo che ho trovato durante l’ascolto è stata la sensazione di un procedere ondivago della tensione, che sale alta per tre capitoli, ma poi si stoppa di colpo con il tema iniziale de “La Torre del Silenzio”, un po’ grossolano e non all’altezza dei primi due superbi brani. A ciò si aggiunge anche Decadenza”, uno spaccato atmosferico simile ad uno scoglio che spezza in due tronconi il disco a causa della sua forma volutamente descrittiva ma prolissa. Una volta superato l’ostacolo di questa lunga pausa, il disco riesce ad alzare di nuovo la testa, ma quando sembra che si sia riavuto definitivamente, purtroppo sfuma sulle ali dell’ultimo scorcio, lasciandomi in bocca la voglia di sentire ancora dell’altro.

Avrei anche preferito qualche nota biografica in meno, ma qualche idea musicale in più, prediligendo l’aspetto sonoro a quello intellettuale, magari allungando semplicemente il disco. Infatti, anche se non si tratta di un lavoro corto in senso assoluto visti i suoi 44 minuti abbondanti, ho provato abbastanza chiaramente la sensazione che il black metal vero e proprio finisca troppo presto, come se ci fosse ancora qualcosa di non detto. Magari, aggiungendo due tracce e sacrificando tutto o parte dello strumentale centrale, si sarebbe ovviato a questa situazione. Sembrerà una osservazione banale, ma alla fine dei giochi, tre strumentali su sette pezzi hanno il loro peso, senza nulla togliere alla grandezza incontestabile di alcuni degli episodi presenti.


Non Dvcor, Dvco è un signor album, con un valore aggiunto in più al quale di solito non sono molto attento: la superba veste grafica. E’ sicuramente esaltante che sia italiano un disco così importante, con tanto di liriche nella nostra lingua.

Tracklist:
01. A Chi L’ignoto?
02. Non Dvcor, Dvco
03. In Su La Vetta
04. La Torre Del Silenzio
05. Decadenza
06. Disperazione
07. Il Sole Di Notte E La Rivolta

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