Recensione: None So Vile

Di Matteo Bovio - 25 Dicembre 2001 - 0:00
None So Vile
Band: Cryptopsy
Etichetta:
Genere:
Anno: 1996
Nazione:
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90

Questo non è un album di brutal-death, questo è IL brutal-death. Mi dispiace ma su questo punto sono inamovibile: con “None So Vile” i Cryptopsy hanno raggiunto il loro apice compositivo, e nonostante i successivi due album non siano molto da meno, manca in quelli lo spirito e l’attitudine distruttiva che così invade l’ascoltatore nel caso di NSV.

Questo album racchiude in sè tutti gli elementi che hanno reso caratteristico il sound del combo canadese. Il primo è la sezione ritmica, che vede un Flo Mounier più scatenato che mai. Qui si va ben oltre la velocità e la tecnica: qui c’è tutto ciò che tanti altri batteristi hanno solo accennato riproposto in maniera più che efficace. Dopo l’ascolto di questo CD, tutto il resto vi sembrerà così pateticamente standard che quasi ne sarete nauseati. I Cryptopsy riescono a rivedere un genere che per definizione è chiuso in sè stesso; forse più che a rivederlo riescono ad evolverlo e a portarlo alle sue estreme conseguenze.

Il suono non è impeccabile, questo è vero, tuttavia qualsiasi elemento risulta più che distinguibile. In questo sta la grandezza di questo CD; una release di brutal-death veloce alla follia nel quale i particolari fanno la differenza. Non mancano neanche, tra le altre cose, alcune sbavature esecutive, ma onestamente chi se ne frega? Niente sarebbe stato più falso in un simile CD della perfezione assoluta, perchè proprio questo suonare talvolta leggermente imprecisi rende questi mostri un po’ più umani. E, lasciatevelo dire da uno che li ha visti dal vivo, quello che sentite qui lo sentite identico (ma più veloce ancora…) dal vivo.

Questo CD è più che bello, perchè sapete che da una simile proposta non potete chiedere di più. Questa tendenza a strafare in ogni singolo punto rende il loro suono estremo nel vero senso della parola, cioè nel senso di superare il limite. Un limite che è quello delle comuni brutal-band, e che a questi canadesi come vedrete sta troppo stretto. Ho sempre detestato chi in musica vuole andare là dove non può ma qui la situazione è diversa: qui siamo veramente al confine. Prendiamo l’opener “Crown Of Horns”: dove trovate un’altra canzone che viaggi su simili ritmi??? Altra nota a favore dei Cryptopsy è che i loro assoli riescono sempre ad avere anche un tocco di melodia che li contraddistingue: melodia nel senso che non sono costruiti su sè stessi ma sul riffing della canzone, se mi spiego.

“Phobophile” è la canzone in cui questo gruppo a mio parere ha saputo veramente dare il meglio di sè. Lo dico senza riserve, perchè ho passato i giorni interi ad ascoltare questa canzone nella speranza di individuarne un punto debole senza però riuscirvi. Ricordo ancora la prima volta che l’ascoltai: un’introduzione di pianoforte che all’inizio mi lasciò un po’ perplesso, feedback di chitarre crescente, due giri di basso e poi… olocausto vero e proprio! Questo è il classico pezzo in cui sembra che tutto il gruppo abbia dato tutto sè stesso, il pezzo che fin dal primo ascolto capite che diventerà per voi il più significativo.

Dopo questo CD Lord Worm, cantante nonchè membro fondatore, abbandonerà il gruppo, dicono per dedicarsi a tempo pieno alla sua fabbrica di birra… E’ un peccato perchè era uno dei marchi di riconoscimento del gruppo, che tuttavia andrà avanti per la gioia di noi fan. Chiudo con la raccomandazione a questo punto scontata: comprate questo CD perchè è veramente un pezzo di storia, un album come pochi altri.
Matteo Bovio

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