Recensione: Norden
Gli Ondfødt sono un duo di Pietarsaari in attività dal 2013, composto da Sjelløse (voce, basso e batteria) e Skullblutcher (chitarra, basso e voce), con una peculiarità: sebbene siano finlandesi, i ragazzi, cantano in svedese.
Dopo il buon DÕdsrikets Kallelse, del 2019, si ripresentano al grande pubblico con un ottimo lavoro, il terzo, Norden, per la Immortal Frost Production che ci propone il disco in diversi formati, particolarmente appetibili per gli amanti del vinile: una blu, la Opaque cyan blue vinyl, una colorata, ovvero la Special color vinyl oltre al classico Black vinyl tipico. L’artwork ricorda molto alcune immagini dei gruppi anni ’90 – Twilight of the Gods dei Bathory su tutte: un paesaggio montuoso, coperto di neve, con oscure nubi in cielo. E l’indizio contenuto nella copertina di questo full lenght, anticipa il suo contenuto: stiamo parlando di black metal, o come qualcuno ama dire oggi, raw black metal. Si è parlato moltissimo della differenza tra i due generi, e talvolta distinguerli diventa assai complicato. Qualsiasi etichetta preferiate, una cosa è certa: non si tratta di un fenomeno puro, perché il lavoro ha evidenti e palesi influenze thrash metal e questo aspetto non è un deterrente, semmai, un valore aggiunto, perché dà un taglio diverso a questo lavoro: i riff attorno ai quali si sviluppano i pezzi non sono “copiati ed incollati” per mero caso ma rappresentano una valida ossatura attorno alla quale si sviluppa un brano in tutto e del tutto (raw) black metal. In tal senso, è emblematica la scelta di presentarci Norden con una intro strumentale come Höstdröm, che appartiene più al background thrash che black metal. E come spesso accade, la opener, è collegata al brano successivo, Höstfurstin, che apre con un tonfo soprannaturale, come se il Mjöllnir, il martello di Thor, si fosse schiantato su un ghiacciaio perenne: poi il caos e la violenza avvolgono tutto; un meraviglioso quanto malinconico intermezzo spezza la canzone, in cui emergono le qualità del cantato di Sjelløse. Han bor I skuggona è schizofrenica: aperta da un riffone trash, per poi indirizzarsi sul sentiero oscuro del black metal. Gifti frÅn tadjin è il meno riuscito: sembra un pezzo thrash cantato in growl. Firi do dö è “nel mezzo del cammin di nostra vita” e rappresenta un ponte ideale verso la seconda parte di Norden: inquietante, ricorda il theme dei Lords of Salem, nel film “Le streghe di Salem” di Rob Zombie. Mörkri è probabilmente il momento più altro dell’intero album ed è il degno manifesto di questa band: appassionante e seducente come il Male, una perfetta sincrasi tra black metal e thrash, coniugando i lati migliori dell’uno e dell’altro genere. Ti dödas viso ha una intro glaciale e ritmi infernali, segue, anche concettualmente poiché ne ricalca la struttura, Natten, altro gran pezzo dal sapore anni ’90. Chiude la tittle track violenta e robusta, costruita su un riff corposo ed una incessante e rumorosa batteria.
Il disco risulta essere molto gradevole, e si evolve su equilibri piuttosto difficili da mantenere, e per questo alla fine possiamo considerarlo un ottimo lavoro. Il minutaggio è quello azzeccato, con canzoni non eccessivamente lunghe, in linea con gli standard black metal. Il lavoro in studio è pregevole, calibrato: un errore molto frequente in sala di registrazione, per chi si propone nel mondo raw o comunque si definisce tale, è proprio quello di cercare ossessivamente un suono troppo minimalista con pessimi risultati; gli Ondfødt riescono a superare questo ostacolo proponendo un sound “grezzo ma non troppo”. E poi c’è la struttura delle canzoni, perché è difficile ricollocare il black metal negli anni ’20 del XXI secolo, e il “copy and paste” di un determinato sound sarebbe troppo scontato, una scelta perdente. Il passo in avanti, per questo genere, può essere cercare di trovare nuove strade e nuove vie, magari provando a fonderlo con altri generi, senza dar vita ad un crossover: una struttura che sia la base della canzone, ma che si evolva secondo i canoni black metal.
Viølenza finlandese.