Recensione: Nordlys
Piccola grande delusione questo Nordlys dei Midnattsol, secondo disco della formazione capitanata da Carmen Elise Espenæs, sorella di Liv Kristine (Leave’s Eyes, ex Theatre Of Tragedy), l’unico esponente norvegese in un gruppo che parla tedesco.
Esponente spirituale, intellettuale, perché se è appurato che con la sua voce armoniosa, angelica, ha regalato e continua a regalare emozioni, è altrettanto vero che la sua rifinitura passa attraverso i testi e le tematiche nordiche, rievocandone miti, storie, saghe e leggende. Basta per attirare, non per convincere.
I Midnattsol si vendono sbandierando questo Nordic Folk Metal, definizione quantomeno opinabile.
Nordic per i testi e le tematiche, d’accordo, sul Folk avrei da ridire: ce n’era poco sul disco precedente, Where Twilight Dwells, ce n’è ancora meno su Nordlys, che si basa su un muro metallico di grande spessore (vedi ritmica sull’asse Merzinsky/Hector/Droste) e sulle atmosfere decadenti generate dal cantato metodico di Carmen Elise.
Tanto heavy metal dunque, omogeneo, orecchiabile, spossante, nove brani molto lunghi che, nel tentativo di mettere d’accordo tutti, finiscono per infrangersi in una fiaccante monotonia: è come se l’immagine fredda e gotica del gruppo sia stata preventivamente plastificata.
La giostra dai colori nordici comincia a girare sulle note di Open Your Eyes, ma i brani migliori sono i successivi Skogens Lengsel e Northen Light (la traduzione di Nordlys), giocati sugli arrangiamenti melodici e sulle capacità interpretative di Carmen Elise che, doveroso prenderne atto, ha migliorato i suoi spunti vocali.
Senza fare troppo i fiscali su un produzione così così e cercando di entrare nello spirito del disco dei Midnattsol, dobbiamo e vogliamo evidenziare il lato negativo a discapito di quello positivo: il songwriting di Nordlys, per esempio, è davvero poca cosa, lo dimostrano Konkylie e Wintertimes, due rincalzi un tantino sbiaditi che non producono il tanto atteso “valore aggiunto”. Si salvano a malapena le due composizioni che concedono, finalmente, sprazzi di folk nordico: New Horizon e River Of Virgin Soil, ma la sensazione è quella di un disco di ripiego se rapportato al valido debutto.
C’è chi parla di passo avanti, ma Nordlys zoppica vistosamente, presentando nove pezzi innocui che cercano di suonare moderni e spigliati ma che non arrivano come dovrebbero/vorrebbero. Insomma, qualche momento buono c’è ma i Midnattsol devono ancora capire, se vogliono sfondare in questo settore, come sfruttare le loro capacità al servizio di un sound meno derivativo e in po’ più personale.
I mezzi ci sono, il tempo anche: non ci resta che attendere.
Gaetano Loffredo
Tracklist:
1.Open Your Eyes
2.Skogens Lengsel
3.Northen Light
4.Konkylie
5.Wintertimes
6.Race Of Time
7.New Horizon
8.River Of Virgin Soil
9.En Natt I Nord