Recensione: Nostalgic Heroes
Questi francesi M.Z. non sono affatto degli esordienti, “Nostalgic Heroes” rappresenta infatti il loro quinto lavoro sulla lunga distanza, anche se onestamente va riconosciuto che la loro popolarità fuori dai confini nazionali è piuttosto modesta. Nascono nel 1999 e per diversi anni il nucleo base della band comprende Markus Fortunato (basso e tastiere) e Zan Dang (chitarre). Dopo aver rilasciato 4 album interamente strumentali decidono per un cambiamento sostanziale della loro proposta inserendo in formazione J.J. Fanciulotti alla voce (ex Odyssey).
Gli M.Z. non hanno mai nascosto il proprio smisurato amore verso il metal neoclassico e barocco, fatto di orchestrazioni e frangenti classicheggianti accattivanti ed incentrato su trame melodiche di ottima fattura sempre coinvolgenti e facilmente accessibili. I punti di riferimento vanno dai Symphony X, dei quali vengono riproposte certe digressioni squisitamente progressive, a Yngwie Malmsteen per i suoi virtuosismi chitarristici per finire ai Royal Hunt. Non manca neppure qualche spruzzata di power/speed scandinavo che richiamano alla mente i maestri Stratovarius. La parte strumentale è esecutivamente impeccabile nonostante una produzione non sempre pulita e bilanciata soprattutto per quanto riguarda i duelli tra chitarra ritmica e chitarra solista. Le critiche maggiori a mio avviso vanno indirizzate sull’ugola di Fanciulotti, un singer che tenta in continuazione di assecondare il flavour romantico e malinconico delle tracce ma che fatica in più punti, probabilmente la sua timbrica sarebbe più adatta ad un hard rock/AOR più immediato, ma tutto sommato la sua prova si mantiene su livelli sufficienti.
Rising to the Throne è un’opener in stile classic/power metal, non velocissima ma dotata di un chorus immediato e fresco, una canzone a metà strada tra Stratovarius e Royal Hunt, impreziosita di un avvolgente assolo di chitarra. Con la successiva Nightfall Prelude i ritmi scendono di molto e si fanno cadenzati e riflessivi, la stessa impostazione vocale di Fanciulotti vira verso lidi interpretativi più recitati e riflessivi dimostrandosi a proprio agio su tracce che privilegiano l’interpretazione all’aggressività. Last of a Long Line ci conduce su coordinate epic/power grazie ad una sezione ritmica possente e martellante che tuttavia non ruba la scena, lasciando spazio a duelli chitarra/tastiere dal gusto barocco e neoclassico. Salus Honor, Virtus e Maudlin Adagio sono due delle tre tracce strumentali presenti su questo CD: mentre la prima si caratterizza per l’epicità delle atmosfere create da partiture sinfoniche ed operistiche di pregevole fattura, la seconda lascia più spazio ai virtuosismi della sei corde di Zan Dang, il quale dà ottima prova di abilità esecutive invidiabili e di un’adorazione per nulla fuori luogo per la musica classica. Tra questi due brani si colloca Before the Sun Goes Down, una canzone che sembra uscita da “Odyssey” di Malmsteen grazie ai suoi tempi sostenuti, alle ritmiche articolate e ad una prestazione dietro il microfono che ricorda molto, per feeling e linee vocali sviluppate, Joe Lynn Turner. Moderato Capriccio è probabilmente la traccia meno riuscita del lotto perché debole sotto il profilo melodico, presenta infatti un coro insipido e minimale il che stona con il trend complessivo del disco che fa dell’immediatezza il proprio marchio di fabbrica. Polytheist è la terza e ultima composizione strumentale, qui è il basso di Markus Fortunato ad occupare la scena; egli sviluppa intrecci dinamici che ben si incastrano con le tessiture sinfoniche di sottofondo, un bell’esempio di tecnica che non si limita a puro esercizio di stile. Tralascio le successive Fleeting Angel e Nostalgic Heroes, che nulla aggiungono a quanto finora detto, per esaminare la conclusiva Landscape Fading Into Infinity che con i suoi 8 minuti può essere considerata una suite all’interno della quale vengono concentrate tutte le peculiarità del suono degli M.Z., sezione ritmica piuttosto varia e articolata, orchestrazioni che riempiono il sound senza appesantirlo e divagazioni strumentali dal sapore neoclassico e barocco che conferiscono alla traccia una vena epicheggiante e malinconica che cattura l’ascoltatore, indubbiamente.
Si tratta di un lavoro gradevole che sarà sicuramente apprezzato da chi cerca un prodotto raffinato e qualitativamente di livello, all’interno del quale si predilige porre l’accento sull’orecchiabilità delle linee melodiche e delle orchestrazioni anziché sull’aggressività della sezione ritmica. Per fortuna alcune pecche in fase di produzione e soprattutto una certa ingenuità del singer non inficiano completamente un lavoro che si assesta ben oltre la sufficienza.
Tracklist:
1) Rising To The Throne
2) Nightfall Prelude
3) Last Of A Long Line
4) Salus, Virtus, Honor
5) Before The Sun Goes Down (mp3)
6) Maudlin Adagio
7) Moderato Capriccio
8) Polytheist
9) Fleeting Angel
10) Nostalgic Heroes
11) Landscape Fading Into Infinity