Recensione: Notebook
C’erano una volta gli anni Ottanta, e c’erano una volta i Bloody Riot, una delle più note band italiane di hardcore punk di quei tempi.
Dei Bloody Riot faceva parte Lorenzo Canevacci, chitarrista e cantante, che dopo tanti anni di assenza dalla scena rock tricolore, ha deciso di riprendere in mano la sua sei-corde e ha fondato una nuova band.
Il nome del nuovo combo è Wendy?!, in omaggio al celebre film Shining ed all’intento del musicista di indagare sul lato oscuro delle persone. Nel 2012 vede la luce il primo album di Canevacci e soci, dal titolo Eleven.
Dopo sue anni trascorsi dedicandosi ad una intensa attività live, ecco arrivare un nuova proposta discografica dei Wendy?!, dal titolo “Notebook”.
Il nuovo full-length conferma l’intendimento della formazione di omaggiare molteplici risvolti della musica rock, dal punk all’hard, passando per la new wave, l’alternative e l’indie rock.
Il versante più hard rock dell’anima musicale dei Wendy?! trova rappresentazione in tre brani di egregia confezione: Breakout Plan, rocker sconfinante nell’hard e ricco di bagliori power-pop, Brain Drain, trafitto da riff di chitarra punk-metal, e DDR (The Sea of Rome), hard rock strumentale rischiarato da bordate psichedeliche.
Altrove, in Notebook, l’ascoltatore si trova alle prese con mood più lontano dai generi cari al lettore di TM, ma, in ogni caso, sempre di pregevole caratura. Citiamo, tra questi, Lover’s Lies, in cui gli umori indie rock si colorano delle ombrose influenze di Mark Lanegan e Leonard Cohen, I’m Sick Believe, dall’andamento piacevolmente catchy, nonché Hallelujah, I’ve Got a Gun, dal taglio cantautorale.
Notebook, in definitiva, proprio perché non classificabile in toto all’interno di uno specifico sottogenere del rock, rappresenta un interessante sfoggio di grande amore per una musica senza confini, modellata dai Wendy!? con gradevole risolutezza.