Recensione: Nothing Left To Lose
Perfezione formale, ottima voce e suoni perfetti.
Un prodotto lucido, patinato, quasi alieno nel suo essere ricercato e raffinato.
Il secondo solista di Kent Hilli, singer noto per la brillante carriera alla testa dei Perfect Plan, è un album che si apre ad un paio di considerazioni. Che nascono essenzialmente dal punto di vista personale attraverso il quale si decide se apprezzare o meno una release discografica di questo tipo e genere.
In sostanza, se si è tra quelli che ricercano maggiore crudezza ed un approccio “true“, viscerale, al rock, potrà capitare che il nuovo “Nothing Left to Lose” risulti freddo. Distante, troppo costruito e “leccato” per suscitare emozioni.
Parteggiando invece per chi questo dosaggio quasi maniacale degli elementi lo gradisce, ritenendo che suoni cromati, eleganza, profondità di atmosfere ed un songwriting tagliato sartorialmente sulla voce siano carte vincenti, si finirà per considerare il nuovo cd di Hilli uno degli highlight di stagione.
Stiamo nel mezzo. Con una propensione non troppo velata però, per la seconda formula. “Nothing Left to Lose” è, in effetti, un disco “perfetto”, che nella forma appare curato nei minimi dettagli e fa ricordare alcune grandi opere di Benny Mardones, Tim Feehan e Steve Perry.
Canzoni decisamente gradevoli. Forse non illuminate da particolari colpi di genio in sede compositiva, tuttavia confezionate in modo tale da garantire una resa assoluta in termini di facilità e piacere di ascolto.
E poi i suoni, la proverbiale “produzione”. In questo settore siamo realmente al top: profondità, pienezza, potenza. Elementi che trasformano – ad esempio – un ottimo brano come “Does He Love Like Me”, in un superlativo esempio di AOR “tecnico”, scintillante e fascinoso.
Ed è probabilmente proprio grazie al lavoro svolto al mixer, assieme alla bravura inconfutabile di Hilli, che la nuova uscita del singer svedese si eleva al di sopra della media. Entrando così nel “giro” delle cose migliori ascoltate nel 2023.
“Nothing left to Lose” non è certamente un disco che si possa definire privo di passione. L’interpretazione di Hilli è sempre carica di trasporto e vitalità. Lo stile e le pennellate di classe sonora che caratterizzano brani come “Heard it All Before”, “A Fool to Believe” e “Too Young”, sono però le rifiniture determinanti ad un cd che personalmente abbiamo trovato divertente e bello da riascoltare più volte. Aiuta, ovviamente, il gran numero di collaboratori di cui Hilli si è (o è stato) circondato. Dall’eccellente Jimmy Westerlund degli One Desire sino al sempre presente Michael Palace, nome divenuto familiare agli amanti di cose melodiche.
Il melodic rock o AOR che dir si voglia, dopo tutto è sempre quello. Canoni definiti che non sembrano poter variare più di tanto. La differenza tra l’ottimo ed il dozzinale ormai risiede nelle cesellature e nella qualità dei dettagli, oltre al valore degli interpreti.
Fondamentali su cui “Nothing Left to Lose” si piazza senza troppi problemi ai vertici della categoria, confermando ancora una volta Kent Hilli – in qualsiasi delle sue versioni, solista o meno – come uno dei nomi di punta assoluti del genere.