Recensione: Nothing To Undo – Chapter Six

Di Gaetano Loffredo - 13 Marzo 2007 - 0:00
Nothing To Undo – Chapter Six
Band: Metalium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

E sono sei. Sei dischi in sette anni, due DVD, un EP live, la firma ben in vista su cinque tributi (Uriah Heep, Accept, Scorpions, Helloween, Abba) e, pensate un po’, un fumetto che racconta le gesta del guerriero che li accompagna nell’impervio sentiero discografico. Loro sono i Metalium, formazione nata sulle sponde del fiume Norderelbe, nei sobborghi di Amburgo, devoti ad un power metal estremizzato da una naturale predisposizione per il riff maligno, aggressivo, sospinto dalla proverbiale velocità esecutiva, molto alta, e da una ritmica importante.

La consistente discografia non riesce a nascondere un passato costellato sì, da diverse luci ma, diametralmente cosparso da altrettante zone d’ombra, non ultimo il quinto capitolo, Demons of Insanity, momento tra i meno felici della storia del quartetto teutonico.

I Metalium cambiano registro, evitando di crogiolarsi esclusivamente sulla potenza dei suoni, sull’assolo ruffiano, sulla voce del sempreverde Henning Basse e si sforzano, finalmente, per mantenere adeguato il livello compositivo di un disco che si estranea dal recente passato.
L’album raccoglie nove inediti (intro compresa) e la cover “metallica” della leggendaria The Show Must Go On dei Queen, sulla quale proprio Henning sfodera una prestazione di gran classe restituendo, senza sfigurare, un pizzico di magia al capolavoro racchiuso nell’immortale Innuendo.

Non resta che abbandonarsi al sound massiccio di Nothing To Undo, pieno zeppo di brani piacevoli e ben congeniati a partire all’opener Spirits, densa e intensa, tempestata dalle micidiali distorsioni che ricordano da vicino la chitarra di Zakk Wylde.
A seguire, forse la migliore traccia di sempre, Mindless, avvincente nei pressi del chorus, quando l’eco della voce di Basse risuona epico come non mai fino a quando a sostituirla ci pensa un altro pezzo da novanta, Straight Into Hell, costruita su un refrain di massima presa.
Dalla quinta traccia in poi, Mental Blindness, il ritmo tende a calare e i suoni, se possibile, si incupiscono tradendo lievemente il gusto melodico ma lasciando inalterato quel sound ridondante che, bene o male, caratterizza e caratterizzerà l’intero sesto capitolo. Accettabile Heroes Failed, imprevedibile Way Home, ballata delicata ed armoniosa, pezzo che prende nettamente le distanze da tutto il resto fin qui commentato ma che permette di rifiatare.
Al di sotto delle aspettative, invece, le tracce di chiusura intitolate Dare e Follow The Sign, le uniche a rinunciare alla profondità compositiva della quale parlavo in precedenza. Non disperate, vi rifarete con la menzionata The Show Must Go On.

Nothing To Undo è un disco interessante, creato da una band che, inaspettatamente, è riuscita a staccarsi da un passato “sicuro” per presentare qualcosa di fresco, qualcosa di cui complimentarsi. Tempo fa mi è capitato di criticare aspramente questa band, oggi devo ammettere che, sono venute a galla le grandi potenzialità ostentate ma mai espresse. Mi permetto quindi di consigliare l’album anche a chi, da qualche anno, li evita “accuratamente”. Fateci un pensierino, sorprenderanno.

Gaetano Loffredo

Tracklist:
1.Spineless Scum
2.Spirits
3.Mindless
4.Straight Into Hell
5.Mental Blindness
6.Heroes
7.Way Home
8.Dare
9.Follow The Sign
10.The Show Must Go On (Queen Cover)

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