Recensione: Now Or Never

Di Roberto Forghieri - 24 Febbraio 2014 - 19:17
Now Or Never
Band: Now Or Never
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2013
Nazione:
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70

I Now Or Never nascono nel 2012 dall’incontro tra il chitarrista Ricky Marx, autore di due album con i Pretty Maids (“Lethal Heroes”/”Jump The Gun”), ed il batterista Ranzo (al secolo Fabian Ranzoni già nei Sultan) e si completa poco dopo con l’entrata di Jo Amore alla voce (8 anni come batterista e vocalist nei Transalpini Nightmare) e di Kenn Jackson (9 album con i Pretty Maids dal 1991 al 2010) al basso.
Vengono qui supportati da Pat Liotard che, oltre a sedersi alla consolle, fornisce un apporto diretto come tastierista e chitarrista (suo è il solo su “Something’s Missing”).
Con una band formata da esperti musicisti che hanno già sfornato circa 25 album e numerosi tour, l’amalgama è stata immediata ed il prodotto proposto è senza dubbio superiore ad un “normale” debut album. Il Metal proposto dal quartetto è di forte impatto, miscela l’esperienze passate, e fornisce un buon esempio di Heavy Metal classico.

Sin dall’opener “Reach For The Sky” la sessione ritmica erige un wall of sound granitico su cui Jo Amore s’inerpica con la forza di un free climber, mentre Ricky Marx sciorina riff solidi e solos melodici.
“Now Or Never“ è un assalto all’arma bianca: per intenderci alla Queensryche pre-Rage For Order.
Con “Winds Of Freedom” i ritmi sembrano rallentare grazie ad un intro arpeggiata di Marx che poi affonda i denti in un riff ancora influenzato dalla “Regina del Reich” di Seattle.
“Princess Of Undiscovered Land” vanta una prestazione di Amore che omaggia il mai troppo compianto Ronnie James Dio: la traccia si distingue per un break parlato carico di aspettativa.

Mentre “Brothers” sterza verso un sound industriale e cupo, “Hardened Steel” ha aperture melodiche mutuate dagli Helloween dell’era Deris: anche qui troviamo un break centrale a caratterizzare la traccia enfatizzata da un Amore più teatrale che mai.
“An Angel By My Side” è il primo momento riflessivo del disco che in tal modo evoca atmosfere alla “Strange World” degli Iron .
L’ottavo brano in scaletta è  “How Do You Feel” che rialza il ritmo gradatamente grazie anche ad un chorus che ripesca sonorità hard rock. A seguire, “Dying For You” ha un incedere pesante e cadenzato che richiama il periodo che Dio ha trascorso come gran cerimoniere del Sabba Nero.

Per contrasto “Who’s In The Mirror” introduce, in un contesto sempre metallico, aperture più vicine ai Rainbow di Blackmore , mentre il solo di Marx è ispiratissimo.
“Something’s Missing” è il secondo momento di “rilassamento” dei Now Or Never, questa volta caratterizzato da un climax  vicino a Tate e ex-soci.
Dodicesimo ed ultimo brano di questo full-length è la breve “Weirdo Lullaby”, uno strumentale che nel titolo dice tutto.

In definitiva i Now Or Never sfornano un disco di Heavy che, pur non essendo una pietra miliare, fonde gli stilemi classici del genere con sonorità moderne necessitando più di un ascolto  per essere apprezzato appieno. Il platter, comunque, colpisce immediatamente per la maturità e la professionalità infuse dal quartetto che, per estrazione, è un  crogiolo di europeismo sia musicale che culturale.  

Piccola nota a margine: da menzionare la cover del cd, per gli amanti del fantasy, che raffigura un angelo, in jeans, di spalle e rigorosamente femminile… il che non guasta ed infonde ulteriore fascino ad un album interessante.

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