Recensione: NSBM

Di Alessandro Calvi - 11 Agosto 2004 - 0:00
NSBM
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Anno: 2004
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65

Necro Swine Black Metal, questo il significato dell’acronimo del titolo, la cui traduzione è Black Metal Necro Suino, e non potrebbe essere altrimenti dopo aver visto la copertina che ritrae 3 cinghiali in mezzo all’erba alta. Quella immagine ha però anche un altro valore a livello di citazione, ma ci arriveremo solo sul finire di questa recensione.

Cominciamo col dire che si tratta di uno split-cd, che vede esibirsi due delle realtà più interessanti del panorama black perugino ed emiliano. Da una parte i Thodde, creatura dell’omonimo musicista: che canta, suona tutti gli strumenti e scrive tutte le canzoni. Dall’altra i Malnatt che con il loro epic-folk-black metal da sagra del paese sono secondo me una delle proposte più originali della nostra penisola.
Il disco si compone di dieci tracce equamente ripartite tra i due gruppi, più una bonus track decisamente fuori dal comune.

Tocca a Herr Thodde aprire il disco con PenUmbra, una intro strumentale che ci porta direttamente dentro alle atmosfere tipiche di questa one-man band. Si tratta di un brano che probabilmente non sfigurerebbe nella colonna sonora di un qualsiasi film dell’orrore, magari ambientato nel medioevo.
Si cambia completamente registro con A Cold Wind dove le partiture orchestrali e il piano vengono messi da parte in favore di chitarre, basso e batteria sparati a mille, si tratta di un brano velocissimo e violento. Purtroppo a essere stata messa da parte sembra quasi anche la stessa produzione, la differenza tra i primi due brani, o meglio, il primo e tutti gli altri proposti dai Thodde, è decisamente sensibile. Mentre il primo è molto pulito e si sente benissimo, tutti gli altri risultato spesso troppo pasticciati, troppo confusi per essere ascoltati al meglio. Chitarre, basso e batteria sembrano usciti di peso da Transilvanian Hunger dei Darkthrone con quel tipico sound da ronzio registrato in cantina. Oltre a questo, un difetto da imputare probabilmente alla fase di post-produzione è una voce troppo alta rispetto agli altri strumenti, e soprattutto troppo effettata, che tra filtri ed echi finisce per coprire tutto il resto.
Tutti elementi che non sono sicuramente da prendere sotto gamba, anche se non metto in dubbio il fatto che sia possibile che quelli che io vedo come difetti siano in realtà precise scelte del musicista, o anche che questo sound che per certi versi ricorda molto il black delle origini possa trovare diversi estimatori. Al di là di questo comunque, per quello che si riesce a sentire le canzoni non sono scontate, al contrario il song-writing sembra piuttosto maturo e non potrebbe essere altrimenti visto che una canzone come “She Creeps among the Naked Stones” dura la bellezza di quasi dieci minuti.

Si passa poi dalla sesta traccia in avanti a parlare dei Malnatt. Ad aprire la loro parte troviamo “La Guera d’Incion”, introdotta dal madrigale di Monteverdi “Lasciatemi Morire” eseguito dal Coro Polifonico Euridice. I due brani si compenetrano e ne scaturisce una canzone piuttosto interessante.
Rispetto a “Perle per Porci” che avevamo recensito per TrueMetal.it qualche tempo fa, in questo split-cd i Malnatt hanno lasciato un po’ da parte la parte più “goliardica” della loro musica, puntando verso un sound più potente e d’impatto. Resta comunque sempre il dialetto bolognese nei testi mentre ritornelli e cori ti prendono e ti trascinano subito nel ritmo della canzone.
Dal punto di vista della produzione ci troviamo su livelli decisamente superiori a quelli dei Thodde, gli strumenti si sentono tutti bene senza confondersi anche se qualcosa di meglio poteva forse essere fatto per la batteria che è poco incisiva a livello di suono, è poco corposo.
Per quanto riguarda infine le due cover, quella dei Moonsorrow e quella dei Darkthrone devo dire che secondo me i Malnatt hanno fatto un lavoro egregio. Soprattutto “Festa Pagana” ha risentito tantissimo del sound dei bolognesi con il risultato di essere la canzone di questo cd che ripresenta al meglio il tipico folk del gruppo.

Menzione particolare per l’undicesima traccia, bonus o ghost-track che dir si voglia, nonostante i suoi otto minuti merita di essere ascoltata tutta. Dopo un intervallo iniziale di silenzio comincia una cacofonica ridda di voci che si accavallano le une sulle altre. Sinceramente l’idea che me ne sono fatto io al primo ascolto è quella che si volesse rendere l’idea di uno sguardo su un girone dell’inferno dantesco. Ma la vera chicca arriva proprio nei secondi finali del brano, di più non rivelo perchè la sorpresa strappa più di un sorriso, diciamo solo che ha a che fare con i suini… o meglio, con un certo “maialo setoloso”.

In conclusione si tratta di uno split-cd con molte luci e ombre equamente distribuite, il cui merito è sicuramente quello di dare risalto a due delle realtà ancora sommerse del panorama black italico. Dal punto di vista dell’underground l’Italia già da qualche tempo non ha niente da invidiare alla scena musicale del resto d’Europa, vi sono molti gruppi che meriterebbero davvero un contratto ma che faticano ad emergere per il solo fatto di essere italiani. Una critica questa che va sicuramente verso le case discografiche che vanno sempre a guardare a gruppi esteri spesso uguali a mille altri, ma una critica che va anche a chi compra. Gli italiani sono da sempre un popolo di esterofili che compra spesso solo per il nome straniero in copertina, mentre se guardasse un po’ più vicino a casa sua potrebbe scoprire cose molto più interessanti.

Tracklist:

– Thodde –
01 PenUmbra
02 A Cold Wind
03 She Creeps among the Naked Stones
04 Ild (the Will)
05 Ballad of the Boars

– Malnatt –
06 La Guera d’Incion
07 Miseria
08 La Vanpira
09 Festa Pagana (Moonsorrow cover)
10 L’Esanza dal Dievel (Darkthrone/Storm cover)

11 bonus track

Alex “Engash-Krul” Calvi

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Anno: 2004
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