Recensione: Nulitas
Temerai le energie primordiali del caos e sarai distrutto… o le abbraccerai e rinascerai come un dio.
Con questa oscura minaccia Nythroth, chitarrista/bassista (e altro) degli Acausal Intrusion, sintetizza le tematiche che sorreggono “Nulitas”, debut-album del duo statunitense. Tematiche che esplorano regioni dell’Universo oltre lo spazio e il tempo, ove albergano forze antiche e sconosciute.
Un concetto che, come un’anima, muove la musica dei Nostri, assestata con decisione su un death metal disorganizzato, tecnico; disorganizzato nel senso che il magma di note e accordi che fuoriescono dal disco gira vorticosamente attorno a se stesso. In modo voluto, ovviamente. Il che implica che, a monte, c’è una ricerca e una progettazione delle song molto approfondita, la quale conduce a esulare del tutto dalla forma-canzone del rock.
Non solo i singoli brani ma anche il sound segue la concezione di base suesposta, risultando soffocato, sporco; prodotto per fornire la percezione di un qualcosa di inspiegabile, imprevedibile, angoscioso. Una specie di mota dal colore scuro, se non nero, in perenne, turbinoso moto coerente alla teoria del caos. Un sound avvolgente, asfissiante, immondo, che intrappola definitivamente l’incauto ascoltatore a mò di sabbie mobili.
Cave Ritual, per sostenere uno stile piuttosto desueto ma deciso nonché centrato, appare l’indiziato principale. Il suo drumming, un po’ inficiato da un rullante che suona tipo bidone di detersivo, è tentacolare, complesso, mai uguale nell’iterazione dei pattern all’interno delle tracce. Il ritmo dominante è quello dei blast-beast, come del resto si poteva immaginare, che però appaiono, al momento, come unico sistema per attraversare la barriera del suono e infilarsi nei ponti di Einstein-Rosen. I cosiddetti wormhole, onde raggiungere le zone più lontane del Cosmo, nelle quali cercare le energie citate da Nythroth. Il quale s’impegna nell’interpretare le linee vocali in maniera totalmente inintelligibile, ma con un’interpretazione del growling rabbiosa, profonda, atta a delineare i frastagliati contorni di un suono possente e massiccio, in perenne movimento. Sul quale creare con la chitarra le tremende dissonanze del riffing, sia per quanto riguarda la ritmica, sia per ciò che concerne la fase solista. Quest’ultima terribile nel suo bombardamento di innumerevoli stilettate, totalmente disarmoniche, che attraversano il cervello. O, meglio, la mente. Quasi a volerla strappare dalla realtà di questo Mondo per prepararla all’arrivo di entità provenienti dai lembi più lontani dello Spazio.
Ecco che in sostanza, grazie alla forte incisività di voce, chitarra e batteria, si creano le condizioni per le visioni allucinatorie che il combo americano si propone di attivare. C’è poi il resto. E cioè le tastiere e i campionamenti. Ottimi attivatori di fittizie forme extraterrestri, come accade nelle strumentali ‘Corpus’, ‘Αnimus’ e ‘Nomen’. Tracce elaborate appositamente per dar vita a quel primordiale sentore di inquietudine per l’ignoto che alberga nell’LP.
Il quale, come del resto ci si poteva aspettare, punta tutto a una visione a 360°, lasciando ai singoli brani il mero compito di aiutare Nythroth e Cave Ritual alla definizione di una foggia musicale così complicata. In sostanza, per meglio dire, anche dopo numerosi passaggi è davvero arduo trovare delle differenze sostanziali fra i singoli episodi. Anche questo, forse, un dettaglio voluto per scatenare l’orrore per quello che non si conosce (‘Tetrahedron Quartz’), come più sopra accennato.
Niente da dire, il platter rappresenta un notevole propulsore per attraversare il cunicoli dello spazio-tempo alla ricerca dei Signori del Caos. Un propulsore dannatamente contorto, inestricabile, arduo da comprendere nella sua totalità. Nondimeno, con questo loro approccio fuori dal comune, gli Acausal Intrusion fanno di “Nulitas”, a loro modo, un disco piuttosto affascinante.
Daniele “dani66” D’Adamo