Recensione: Oblivaeon
Raramente nella mia esperienza su TrueMetal.it mi capiterà mai di dove cominciare una recensione con delle scuse verso la band oggetto della recensione: infatti tale recensione giunge dopo mesi e mesi di ritardo a causa di un periodo non esattamente bellissimo per il sottoscritto, assolutamente devastante dal punto di vista psicologico e che tuttora continua a far male nonostante tutto…però alla fine chi molla è perduto, quindi eccoci qui con “Oblivaeon”!
Perché mai introdurre tale recensione appunto con queste parole considerando che del sottoscritto in tal caso, logicamente, non frega nulla a nessuno? Ben detto: la ragione infatti è che in questi mesi di buio personale ho riascoltato spesso “Oblivaeon” e mi sono molto spesso ritrovato nei meandri di questo disco, in quella storia sofferta che pezzo dopo pezzo, frase dopo frase, delinea il concept del disco.
I Ghost of Mary, suonatori di gotica sofferenza, provengono dal Salento per narrare a noi, popolo di borchiati mai troppo avezzi ai sentimentalismi, il cantico di una vita spezzata e perennemente alla ricerca di se stessa, il tutto senza mai snaturare l’essenza ‘violenta’ ed energica tipica del death metal melodico. Le citazioni ai classici ensemble quali Dark Tranquillity e compagnia bella ci sono, si sentono, ma non invadono mai troppo la coscienza dell’ascoltatore per via di soluzioni sempre varie che ora aumentando, ora placano la tensione sonora che pian piano si innesca nella coscienza: l’atmosfera gelida e notturna della breve intro ‘The Moon and the Tree’ ha il solo compito di gettarci appieno all’interno dei solchi della melodica sofferenza, ma mai del tutto priva di speranza, che da ‘Shades’ (tra i migliori pezzi del disco) in poi si rivela in uno stile dinamico e coinvolgente. La mistura di death melodico (che a tratti sfociano addirittura nel power metal, creando ulteriore dinamicità stilistica), parti vocali ora più aggressive/urlate e soluzioni di canto melodico sono sempre equilibrate e ‘pensate’, nel senso che il tutto dona sempre l’idea che questi pezzi siano realmente concepiti in base al feeling complessivo della band, all’alchimia che all’unisono cerca una soluzione unica, un feeling comune a tutti gli elementi dell’ensemble: ciò dovrebbe essere uno standard per qualunque band, ma i Ghost of Mary riescono a rendere il tutto maggiormente palpabile, quasi alla pari di certi musicisti progressive dei ’70, con la differenza che qui si suona un metal estremo di stampo melodico e dalle più disparate soluzioni (basta ascoltare il movimento acustico della title-track per capire dove i brindisini vogliano spingersi) che, viste nell’ottica di un concept unico narrante, creano una vera e propria esperienza sonora.
Lo stile dei Ghost of Mary è, già al debutto, abbastanza a fuoco nonostante parliamo appunto solo di un disco di esordio: il lavoro dietro al microfono di Daniele Rini (autore del concept che si nasconde dietro “Oblivaeon”) esplora tutte le possibili varianti vocali immaginabili, con il resto della band che plasma visioni oniriche orientandosi sul suo cantato. Il risultato è un disco vario (ascoltate brani come il crescendo di ‘Something to Know’ o il finale power-oriented di ‘The Ancient Abyss’ e ve ne renderete facilmente conto), ben equilibrato nella molteplicità del suo stesso stile e ‘puro’, da intendersi come sincero e devoto alla propria arte.
In fondo ciò è tutto quello che un musicista porebbe mai desiderare, cioè che la sua arte sia riconosciuta come esternazione della sua più sincera, diretta ed umana vibrazione armonica. “Oblivaeon” è un disco di certo non rivoluzionario appunto, ma talmente sincero ed appassionato che ogni critica quasi viene meno: vi sono alcuni piccoli difetti che però, nel complesso, non vale la pena citare (tra cui una produzione certamente ottima ma che forse in alcuni momenti poteva osare di più…) perché al confronto risultan ben poca cosa. Questo disco non vi cambierà la vita, o forse sì..in ogni caso, la classe dei Ghost of Mary si rivela assolutamente inattaccabile sia in studio che dal vivo, dove spesso (per quanto mi riguarda) hanno dimostrato che suonare death metal melodico a tine gotiche e suggestive, non necessariamente equivale ad essere delle ‘fighette’ sul palco.
Le basi per una evoluzione ancora più netta sono evidenti già da quanto ascoltabile finora e sono certo che i Ghost of Mary in futuro potranno fare ancora meglio di quanto già fatto ora. Per il momento, accontentiamoci di una prima, ottima prova quale è questo “Oblivaeon”.
E poi non dite che noi italiani siamo dei buoni a nulla, che cose il metal e la pizza ancora le sappiamo fare bene: in fondo, siamo o no da sempre un popolo artistico?