Recensione: Obsessions
Quanto sono difficili da recensire dischi come “Obsessions“! Ogni volta che mi capita per le mani un album così divento matto nel cercar di sconnettere la parte emotiva da quella oggettiva per l’intento che devo avere nel narrarvi e delineare i tratti artistici, compositivi e lirici dei brani.
“Obsessions” è l’esordio discografico degli ‘atmospheric/depressive black/pagan/ambient’ italiani Notturno, band capitanata dalla mente geniale di Vittorio Sabelli, polistrumentista (qui in azione su chitarra, basso e tastiere) già al lavoro sulla mastodontica creatura ‘safinim pagan/black’, i Dawn of a Dark Age.
“Obsessions” è poesia pura, oscura, nostalgica; è disperazione. È pure un viaggio attraverso anfratti oscuri di boschi o antiche strutture, luoghi abbandonati, dove riecheggiano ancora i sussurri struggenti delle streghe relegate al loro destino dannato. Una vera e propria ossessione emotiva.
Il disco, brano dopo brano, dipinge attorno all’ascoltatore ambientazioni bue, grigie e uggiose. La musica, a tratti onirica, distorge pian piano la realtà. Basta chiudere gli occhi per venir catapultati in un’altra dimensione, dove non esiste più alcun orientamento e dove si può solo lasciarsi trasportare dai turbinii agghiaccianti architettati dal duo molisano. E qui, in questo contesto compositivo così elegante e smarrente, e nel contempo sferzante e ferale, si plasma la mastodontica interpretazione dai connotati teatrali dell’espressiva cantante Kjiel Eyeleissight (Eyelessight, Sacrimoon, Angor Animi), artista in grado di sussurrare anatemi, gridare con taglio lacerante la sofferenza, ammaliare senza pietà la speranza condannata. Perfetta anche la prova alle pelli per mano di Sven (Himinbjorg, Paydretz, Tan Kozh), musicista autore di una prestazione calibrata e mai eccessiva, vero cuore pulsante che scandisce l’incedere inarrestabile del flusso emotivo di questi tre poemi oscuri.
La cornice musicale orchestrata dai Notturno racchiude passaggi che vanno dall’atmospheric black metal, al pagan, all’ambient. Atmosfere distese si insinuano nei meandri della mente di chi ascolta e cementificano le emozioni partorite a sangue dall’ossessione ricorrente che tesse le composizioni.
Musicalmente parlando, per dare una coordinata stilistica, possiamo dirvi che vaghi echi di October Falls, Shining e Vinterriket saranno percepibili dagli ascoltatori più ferrati in materia sebbene, questo suggerimento, vuole solo essere una considerazione generica e non certamente esaustiva di quelli che sono i profondi contenuti del disco in questione. Un full-length con una continuità d’ascolto imponente, risultato di abilità tecnica con un chiaro intento: scrivere brani in grado di esaltare, ancor prima della forma canzone, una ‘esperienza’ di ascolto in grado di generare emozioni. Un disco in grado di lasciare esterefatti per la bellezza che nasconde negli angoli bui d’ogni singolo brano.
“Obsessions” cresce ad ogni ascolto; è davvero un gioiello di rara unicità in un panorama musicale parecchio inflazionato da band che puntano molto alla pancia senza però, molto spesso, riuscir a suscitare alcuna suggestione.
“Obsessions” è decisamente un capolavoro del genere. Al solo pensare che possa essere il primo capitolo di una lunga serie di album mi vien la pelle d’oca… o forse, in cuor mio, vorrei che restasse così com’è: un unicum sul mercato o, se preferite, una memoria caduta in disperazione e perduta nello spazio buio del tempo.
“Obsessions“: irripetibile turbamento fatto musica.