Recensione: Obsidian
Seconda fatica degli Slowmotion Apocalypse, questo Obsidian
esce a due anni di distanza dal positivo ed incoraggiante debutto avvenuto con My
Own Private Armageddon, disco che pure senza eccellere è riuscito a far
notare il quintetto friulano che fino a quel momento aveva già iniziato
mostrare le proprie capacità quanto meno sede live, grazie al loro perenne
girovagare .
Bene, se come precedentemente detto, con il debut il combo italiano aveva
dimostrato di saperci fare, con il disco qui recensito ha mantenuto quelle che
erano state le premesse paventate due anni fa, dimostrando che non si era
trattato di un fuoco fatuo, ma di un discorso ben cominciato e che di lì a poco
avrebbe avuto un seguito altrettanto positivo.
Gli Slowmotion, forti dei consensi ottenuti nel lasso di tempo che è
intercorso tra le due release, devono avere cementato sia la coesione tra i
membri, suonando decisamente convinti dei loro mezzi, e devono altresì avere
aumentato quella che è la padronanza dei propri mezzi non solo strumentali, ma
anche e soprattutto concernenti lo stile musicale cui si sono dedicati: Obsidian
è infatti la fotografia di un gruppo che sa perfettamente cosa fare strumento
alla mano, dotato di una personalità ormai ben definita e, soprattutto, dotata
di un groove degno di nota.
Non sono da annoverare particolari novità in merito al modus sonandi, nessun
tipo di innovazione è stata annessa per diversificare la propria proposta da
quella che si può cercare altrove, quello che conta però è che i musicisti
nostrani, freschi del nuovo contratto presso la Scarlet Records,
abbiano composto musica qualitativamente buona, supportata da un’anima vigorosa
che sopperisce agli inevitabili déjà vu che lungo l’ascolto si pareranno
davanti.
Piccolo miglioramento rispetto alla fatica precedente è dato da una
produzione ancora più corposa (se possibile) e tipicamante in stile Swedish,
com’è ampiamente intuibile già dall’ascolto della godibilissima opener More
Horror Is To Come, esaltata proprio dai suoni cristallini e potenti di cui
i nostri hanno beneficiato; le melodie, e questa è un’altra sensibile novità,
si sono arricchite di nuove sfumature regalando un riffing un po’ più vario
rispetto all’ensemble precedente, ed a riprova di ciò, proseguendo
nell’ascolto, se già la precedente song ne dava idea, con Daydream
Addiction se ne ha la conferma. Pezzi indubbiamente sullo stilema di My
Own Private Armageddon ve ne sono ovviamente, e Fuel For My Hatred
è qui a dimostrarlo: ricca di sfacettature interessanti, la song in questione
si muove su un deathcore molto avvincente sostenuto da cambi di tempo devastanti
e dal classico riffing in stoppato che tanta fortuna ha regalato al post thrash
di matrice più moderna.
Ottimi episodi sono altresì anche Portrait of Lie, dall’andatura
cadenzata ma con schizofreniche accelerazioni che la rendono sicuramente
convincente e utile a staccare un po’ la spina rispetto a quella che è
l’inerzia (martellamento senza compromessi) che si viene a creare
inevitabilmente in un disco di questo tipo. Altro episodio chiave è sicuramente
The Way You Want To Die, ottima killer track condita da un break
centrale fantastico supportato da innesti quasi industrial e da un solo al
fulmicotone, a dispetto di quelli che solitamente la band propone.
A traghettare il disco alla sua conclusione ci pensa infine una track che
chiunque, io penso, conoscerà: trattasi di Be Quick or Be Dead, una
cover degli Iron Maiden di Fear
Of The Dark, che ben si confà al loro stile essendo piuttosto estrema per i
canoni maideniani.
Obsidian è quindi un disco che prosegue con grande coerenza il
percorso intrapreso in precedenza, portando avanti un sound che sede live non
farà altro che tirare giù i muri dei palazzetti dove gli Slowmotion Apocalypse
si esibiranno, tutto questo grazie al muro di suoni capaci di erigere e
all’indubbia personalità. Unico appunto che si può muovere è sulle linee
vocali di Alberto Zannier a mio avviso migliorabili,
per il resto Obsidian avrà la capacità di fare contentissimi coloro i quali
siano alla ricerca delle sonorità deathcore/thrash svedesi.
Line Up:
Alberto Zannier – Voce
Ivan Odorico – Chitarra
Nicola Milanese – Chitarra
Ivo Boscariol – Basso
Tommaso Corte – Batteria
Tracklist:
01. More Horror Is To Come
02. Daydream Addiction
03. Fuel For My Hatred audio
04. Back From The Grave
05. Portrait Of A Lie
06. The Blessing
07. This Is For The Sake Of Hedonism
08. Burial
09. The Way You Want To Die
10. Be Quick Or Be Dead