Recensione: Ockham’s Razor
Nuovo album per i parigini Korum, arrivati con Ockham’s Razor
a timbrare la terza release in carriera. Un disco senza sussulti, che ci mostra
una band con buone capacità tecniche che accusa gravi difficoltà nella fase di
composizione.
I Korum si attestano su un techno death che non fa gridare al
miracolo, inserendo nel sound influenze hardcore e ritmiche vagamente “alla
Meshuggah“, rendendo le composizioni di difficile assimilazione, intricate,
ricche di stop ‘n go, riff stoppati e chi più ne ha più ne metta, senza
riuscirne quasi mai a venirne a capo. I brani di Ockham’s Razor
sembrano un susseguirsi di passaggi slegati l’un l’altro, che non hanno la
giusta presa sugli ascoltatori neanche dopo attenti ascolti, troppo ripetitivi e
volutamente ostici. Per giunta non ci troviamo di fronte a musicisti
strabilianti, che avrebbe potuto in parte giustificare il poco appeal del disco (nel senso di un’esagerazione della componente tecnica). Il
solo Kriss, al basso, spicca sui compagni grazie a un lavoro veramente
molto buono, stendendo però un velo pietoso sulla sua prestazione vocale.
Canzoni che non decollano, rimanendo avviluppate nelle proprie spire, con
pochi frangenti emotivamente apprezzabili e con rare trame chitarristiche di rilievo.
Buone le due songs in apertura, Fear is the Enemy e Asperger Syndrome:
la prima convincente dall’inizio alla fine, la seconda gia più altalenante, ma
con un break jazzato nel mezzo che è una piccola perla in un “mare” di
mediocrità. Qualche spiraglio di sole si intravede con la quinta Resilience,
dai primi secondi arabeggianti, rovinati da un cantato che dire migliorabile è
dire poco, e con Time of Grace, il pezzo più lungo e paradossalmente il
brano in cui sarebbe stato più facile cadere in fallo. Quasi undici minuti
(cinque effettivi) condotti con bravura e perizia, con le giuste variazioni e un
buon piglio ad animare il miglior episodio del lotto, esagerando nella parte
finale, inserendo un lunghissimo e noiosissimo rumore di fondo fino alla fine.
Poca sostanza in fin dei conti per i Korum, supportati per giunta da
suoni poco adeguati. Se il terzo disco è visto come un punto fondamentale
nell’economia di una band, possiamo dire che i nostri non hanno fatto una buona
impressione.
Stefano Risso
Tracklist:
- Intro-Hellbells
- Fear is the Enemy
- Asperger Syndrome
- Parasite in the Kernel
- Resilience
- So Weak & So Kind
- Revenge is on my side
- Kolmogoroff Complexity
- Sacrifice my Integrity
- Another Like (Rollins Band Cover)
- Time of Grace
- Sweet Angel