Recensione: Ockham’s Razor

Di Stefano Risso - 13 Marzo 2007 - 0:00
Ockham’s Razor
Band: Korum
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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50

Nuovo album per i parigini Korum, arrivati con Ockham’s Razor
a timbrare la terza release in carriera. Un disco senza sussulti, che ci mostra
una band con buone capacità tecniche che accusa gravi difficoltà nella fase di
composizione.

I Korum si attestano su un techno death che non fa gridare al
miracolo, inserendo nel sound influenze hardcore e ritmiche vagamente “alla
Meshuggah
“, rendendo le composizioni di difficile assimilazione, intricate,
ricche di stop ‘n go, riff stoppati e chi più ne ha più ne metta, senza
riuscirne quasi mai a venirne a capo. I brani di Ockham’s Razor
sembrano un susseguirsi di passaggi slegati l’un l’altro, che non hanno la
giusta presa sugli ascoltatori neanche dopo attenti ascolti, troppo ripetitivi e
volutamente ostici. Per giunta non ci troviamo di fronte a musicisti
strabilianti, che avrebbe potuto in parte giustificare il poco appeal del disco (nel senso di un’esagerazione della componente tecnica). Il
solo Kriss, al basso, spicca sui compagni grazie a un lavoro veramente
molto buono, stendendo però un velo pietoso sulla sua prestazione vocale.

Canzoni che non decollano, rimanendo avviluppate nelle proprie spire, con
pochi frangenti emotivamente apprezzabili e con rare trame chitarristiche di rilievo.
Buone le due songs in apertura, Fear is the Enemy e Asperger Syndrome:
la prima convincente dall’inizio alla fine, la seconda gia più altalenante, ma
con un break jazzato nel mezzo che è una piccola perla in un “mare” di
mediocrità. Qualche spiraglio di sole si intravede con la quinta Resilience,
dai primi secondi arabeggianti, rovinati da un cantato che dire migliorabile è
dire poco, e con Time of Grace, il pezzo più lungo e paradossalmente il
brano in cui sarebbe stato più facile cadere in fallo. Quasi undici minuti
(cinque effettivi) condotti con bravura e perizia, con le giuste variazioni e un
buon piglio ad animare il miglior episodio del lotto, esagerando nella parte
finale, inserendo un lunghissimo e noiosissimo rumore di fondo fino alla fine.

Poca sostanza in fin dei conti per i Korum, supportati per giunta da
suoni poco adeguati. Se il terzo disco è visto come un punto fondamentale
nell’economia di una band, possiamo dire che i nostri non hanno fatto una buona
impressione.

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Intro-Hellbells
  2. Fear is the Enemy
  3. Asperger Syndrome
  4. Parasite in the Kernel
  5. Resilience
  6. So Weak & So Kind
  7. Revenge is on my side
  8. Kolmogoroff Complexity
  9. Sacrifice my Integrity
  10. Another Like (Rollins Band Cover)
  11. Time of Grace
  12. Sweet Angel

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