Recensione: Odes For Victory

Di Stefano Ricetti - 26 Ottobre 2023 - 8:38
Odes For Victory
Band: Ordalia
Etichetta: Metal Zone Italia
Genere: Epic 
Anno: 2023
Nazione:
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77

In un momento storico interlocutorio come quello attuale, ove le grandi band dell’Epic Metal senza se e senza ma o sono ferme al palo da tempo – Manowar, Omen – o scodellano lavori alquanto deludenti – Medieval Steel, Virgin Steele – piuttosto che per motivi oggettivi terminano l’attività – Manilla Road – è lecito aggrapparsi a quanto di buono rimane, si legga alla voce Heavy Load e Cirith Ungol. Non da meno vanno doverosamente sottolineati gli ottimi rigurgiti di Metallo Eroico sprigionati da nuove realtà quali gli Impending Triumph, per lo scriba la band rivelazione dell’anno. Esistono o esistevano poi una pletora di gruppi di razza, là fuori, datati o meno datati, anche italiani – Dark Quarteter, Adramelch, Wotan, Doomsword, Holy Martyr – che sarebbe però pleonastico ulteriormente citare, per motivi di spazio, dal momento che il soggetto della recensione è Odes For Victory, secondo disco ufficiale degli italianissimi Ordalia, che fa seguito al loro debutto The Return Of The King risalente al 2000.

Nell’arco di ventitré anni il gruppo ha sofferto i sempiterni acciacchi legati al trend tipico di chi propone musica propria in un Paese come l’Italia, che hanno portato a una cessazione dell’attività per il settennato che va dal 2007 al 2014.

Tornando al presente, la loro è una dichiarazione d’intenti sin dal logo e dalla azzeccata copertina, con quest’ultima realizzata da Andrea Bulgarelli. Prodotto dagli stessi Ordalia insieme con Gianfranco Belisario, soggetto facente parte di quella ristretta genia di dannati dell’heavy metal che andrebbe salvaguardata così come si fa con le specie in via d’estinzione, Odes For Victory vede la luce per la Metal Zone Italia in formato digipak – esiste anche in vinile in sole 100 copie numerate – accompagnato da un libretto di otto pagine con tutti i testi, le note tecniche di prammatica e gli special thanks finali con chiusura affidata a un disegno ritraente Barbara Von Cilli, imperatrice del Sacro Romano Impero, regina d’Ungheria e di Boemia alla cui memoria è dedicato Odes For Victory.

La foto della band campeggia nell’ala interna del digipak apribile, quella dedicata all’alloggiamento del booklet. Accanto agli storici Mario Di Prima – chitarra – e Maurizio Caltanissetta – batteria – al basso e alla voce ha trovato posto Manlio Greco, non presente nelle due precedenti realizzazioni targate Ordalia, un demo e l’album di debutto.

Come da aspettativa L’Eroica legata all’Acciaio sgorga copiosa lungo le otto trame dell’album, per trentacinque minuti e rotti di ascolto, che se guidati dall’intensità e dalla qualità valgono molto di più di quei cd stipati all’inverosimile di materiale e canzoni giusto per il gusto (?) di riempire tutto lo spazio fisico a disposizione.

A partire dalla strumentale posta apertura “Odes For Victory”, un chiaro omaggio ai Virgin Steele quando ancora facevano i Virgin Steele, si passa a brani massicci che richiamano gli Heavy Load del tempo che fu – “Doomed” o la pesantezza dei primi sferraglianti Manowar – “Valusia”, ottima nel suo finale acustico. L’epica ariosa è appannaggio di “Lankhmar” mentre quella più cupa si sviluppa attraverso le trame di “Dying Sun” e si sublima nella successiva “Hop-Frog”, tipico esempio di Doom di marca italica applicato all’eroica. “Merlin And Vivienne” segna l’highlight di Odes For Victory per pathos espresso e si chiude sulle note di “Belial’s Curse”, il manifesto degli Ordalia 2023.

Odes For Victory: fa senza dubbio piacere constatare che una delle più convincenti uscite in territorio Epic Heavy Doom dell’anno appartenga a un gruppo italiano.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti          

 

 

 

 

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