Recensione: Odin
Anche i tedeschi Wizard, tra i più fedeli portabandiera del Metal più classico ed ortodosso, giungono al traguardo del quinto disco, e lo fanno con questo “Odin”, che di sicuro potrà far guadagnare alla band parecchi fans.
Quello che salta all’occhio fin dall’iniziale “The Prophecy” è la crescita della band in fase di songwriting, infatti il gruppo ha sempre avuto il pregio di saper trovare delle buone melodie, ma qui si nota subito come la band abbia speso parecchio tempo negli arrangiamenti, al contrario di quanto accadeva prima. Anche la voce del singer Sven D’Anna è finalmente convincente, come se il cantante abbia trovato finalmente una sua dimensione.
Pur rimanendo saldamente ancora a quelli che sono i dettami del più classico TrueMetal il gruppo è riuscito a dare a questo disco una varietà di atmosfere che di sicuro mancava agli album precedenti, quindi, di fianco a canzoni dal sapore molto melodico e dai ritmi sostenuti come “Betrayer”, dalle melodie vocali davvero belle, “Loki’s Punishment”, dove ancora una volta e la voce di D’Anna a fare la differenza, grazie ad un interpretazione davvero molto bella, e con un ritornello di quelli che si stampano nella testa fin dal primo ascolto, “Beginning of the End”, con la sezione ritmica, formata da Volker Leson al basso e da Snoppi Van Heek alla batteria, impegnata a creare un vero e proprio muro di suono, trovano spazio anche canzoni più lente e massicce, che ricordano in più di un occasione certe sonorità alla Manowar del periodo più epico, brani come “Dark God”, con il suo incedere da cavalcata e i ritmi mai veloci ma pesanti come un macigno, “Thor’s Hammer” a suo modo davvero epica e trascinante, con ancora una volta Sven D’Anna bravissimo ad interpretare la canzone e con un ritornello possente, “Hall of Odin”, probabilmente il pezzo più epico del lotto, cupo, lento ed incredibilmente possente, riesce davvero a trasportare l’ascoltatore nella grande sala di Odino oppure “The Powergod”, un brano tiratissimo che non può che far tornare in certi momenti alla mente pezzi epocali tipo “Black Wind, Fire and Steel”, senza per questo apparire come una scopiazzatura.
Non male la produzione anche se una maggiore potenza alla chitarra di Michael Mass avrebbe sicuramente giovato al risultato finale.
Tecnicamente la band se la cava decisamente bene, ma oltre al già più volte citato cantante, una menzione speciale va certamente al batterista Snoppi, potente, preciso e in grado di donare dinamicità ad ogni singolo passaggio del cd, sicuramente uno dei batteristi più dotati emersi in questi anni, perlomeno in ambito metal classico.
In chiusura posso solo dire che questo “Odin” non è certo il disco che aprirà nuovi orizzonti al Metal, ma quando le canzoni sono così belle permettetemi di dire che, almeno a livello personale , non mi interessa l’originalità, mi limito a godermi le canzoni, che vi assicuro sono tutte di ottimo livello.