Recensione: Odin Owns Ye All
Non vi lasciate ingannare dallo schivo suono di cornamuse che apre questo CD: i cultori di musica nordica potrebbero non apprezzare quello che molti chiamerebbero “inquinamento celtico”. Gli Einherjer sono Viking Metal senza alcuna volontà di nasconderlo e soprattutto di confondersi con qualcos’altro!
Un cieco / sordo potrebbe non accorgersi degli evidenti spunti nordici degli Amon Amarth o dei Thyrfing, ma probabilmente nemmeno un morto riuscirebbe a porre gli Einherjer (=guerrieri morti in battaglia che risiedono nel Valhalla per tornare sulla terra da Campioni alla fine del mondo) in un luogo diverso dal Viking Metal. E Odin Owns Ye All è probabilmente l’opera della loro maturità, piegata e sofferente nel loro ultimo “Norwegian Native Art”… purtroppo le cose belle terminano sempre.
Si può parlare di quest’opera come un Concept Album che si prende il diritto, tranquillamente, di mostrarci in musica tutta la mitologia nordica, dalla nascita del mondo dal nulla del Ginnungagap alla rinascita del mondo dopo il Ragnarok, lo scontro divino che rappresenta la fine del mondo. Certo è un tentativo di tutto rispetto, ma le loro energie non sono state spese invano. Per infatti attingere ai miti di cui vogliono farsi testimoni a volte riescono a trascendere dal metal presentandoci cori di sola voce o, nella selvaggia home, un branco di guerrieri ubriachi che cantano. Un grande pregio, intanto, è dimostrato da titoli e testi delle canzoni, uno degli aspetti più importanti delle canzoni Black e Viking metal, e i testi di questo Odin Owns Ye All non fanno eccezione: dalla prima alla nona canzone si assiste infatti alla nascita del mondo in “Out of Ginnungagap”, proseguendo con lo scontro dei giganti, con la supremazia di Odino, con le vicende divine, con le profezie di sventura e terminando con il Ragnarok e infine con la rinascita del mondo.
Interessante l’entrata del nuovo cantante, Ragnar Vikse, in favore del vecchio cantante sicuramente più brutale, Rune Bjelland., il quale riesce comunque a gestire una band che proviene da un Dragons of the North sicuramente più martellante.
Questo concept album riesce a essere concept in maniera abbastanza palese. Le canzoni infatti andrebbero ascoltate l’una dietro l’altra, e nell’ascoltatore si crea un “grafico emozionale” ben chiaro… dalla semplicità dell’inizio alla goliardia del centro, che si trasforma in tensione nella settima canzone, in caos all’ottava e in sollievo alla nona… e non è poco riuscire in un intento del genere. Intento che, tra l’altro, si scopre anche didascalico, visto che in ogni canzone ci spiegano come nascono e muoiono le cose e soprattutto come ci si deve comportare in caso di morte e raggiungimento del Valhalla, o in caso di vita negli stenti di un mondo che non conosce sole e pace.
Tutte queste lezioni, e questa grande “cultura mitica” sgorgano attraverso un metal tutto sommato leggero ma estremamente melodico, che ricalca in qualche modo quello che può essere il Viking Metal delle origini, che si confonde nel folk nordico e nel metal puro, in un gioco di colori ben dosato.
La voce grezza, le innovazioni inserite in più di una canzone e le sempreverdi tastiere ossessivamente ripetute che aggiungono quel tocco “amorphis” al tutto rendono questa un’esperienza sicuramente metal, molto Viking e un po’ meno black di quello che era lecito aspettarsi, il che potrebbe deludere più di una persona. Un album dedicato più che altro a chi piace esaltarsi con tutti i mezzi di cui è capace il metal, perché qui c’è da cantare e da urlare contro la ragnatela appiccicosa di nichilismo che la cultura moderna è riuscita a spargere nella nostra realtà.
TRACKLIST:
1 – Leve Vikingeaanden
2 – Out of Ginnungagap
3 – Clash of the Elders
4 – Odin Owns Ye All
5 – Remember Tokk
6 – Home
7 – The Pathfinder & The Prophetess
8 – Inferno
9 – A New Earth