Recensione: Odinist: the Destruction of Reason by Illumination
I Blut aus nord sono una storica band francese dedita a quello che, in via di prima approssimazione, potremmo definire industrial black metal, attiva sin dal lontano 1994 e attualmente formata da Vindsval (voci, chitarre), W.D. Feld (batteria, synth, tastiere) e GhÖst (basso). Partiti inizialmente sotto il nome di Vlad come progetto solista del solo Vindsval, i nostri sono approdati al mercato discografico come Blut aus Nord (dal Tedesco “sangue dal nord”, ma con un errore grammaticale) con il full-lenght “Ultima thule” (1995), un album d’esordio innovativo, molto freddo e angosciante, e giungono, con “Odinist:the destruction of reason by illumination”, al sesto full-lenght.
Se il precedente “Mort” (2006) era un album lentissimo ed esasperante, molto ipnotico e totalmente improntato sulla matrice industrial, “Odinist” segna un parziale e gradito recupero delle sonorità di “The work which transforms god” (2003), da molti considerato il loro miglior lavoro.
Ancora una volta, ciò che il combo d’oltralpe ci propone è un viaggio da incubo negli anfratti di un mondo malato, un susseguirsi di atmosfere allucinate e a tratti claustrofobiche, che lasciano un senso di persistente disagio. Immagino come un simile ascolto possa suscitare le reazioni più disparate. Personalmente, in certi momenti mi sono ritrovato ad immaginare mastodontici esseri meccanici, che avanzano incessantemente nel buio con centinaia di zampe metalliche, lenti e inesorabili.
Volendo tentare di meglio inquadrare il genere proposto, diciamo che si tratta di un black metal molto atmosferico, sempre connotato da una forte componente industriale e incentrato su tempi medio-lenti (un accenno all’uso di blast-beat si riscontra solo in ‘Mystic Absolu’ e ‘The Cycle Of The Cycles’). Su tutto aleggia un’attitudine forse ancor più sperimentale che in passato, nella ricerca di suoni volutamente “ostici”, a tratti quasi elitaria: la forma-canzone è ormai del tutto destrutturata, le singole canzoni (ammesso che possano ancora definirsi tali) si sviluppano nella reiterazione ossessiva di un leitmotiv che si protrae in modo alienante, con minime ma continue variazioni. Le melodie dissonanti e inquietanti, dall’incedere ripetitivo e inesorabile, l’uso della drum machine, unitamente alla freddezza che permea le sette tracce (più una intro e una outro) di cui si compone quest’album, conferiscono al tutto un’atmosfera strana e disturbante.
Qual è dunque la valutazione finale? Ad essere onesto, mi rendo perfettamente conto che molti potrebbero trovare “Odinist” noioso e ripetitivo, o peggio inconcludente e inutilmente cervellotico. Del resto i nostri ce la mettono tutta per risultare pesanti e indigesti. Certamente i fan incalliti del black tradizionale o della velocità ad ogni costo faranno meglio a tenersi alla larga, onde evitare una sicura delusione.
Cionondimeno ritengo che siamo di fronte a un lavoro di notevole spessore, dove l’ossessiva ripetitività non è mai sintomo di carenza di idee o di mediocrità, ma è in funzione della creazione di scenari oscuri, alieni e opprimenti, tratteggiati con spietata lucidità. Un opera che ci mette continuamente di fronte a sensazioni sgradevoli e angoscianti, che nasconde molteplici sfumature e certamente richiede non pochi ascolti per essere apprezzata, ma è in grado di toccare corde inconsuete e profonde. E’ chiaro che un album del genere non si presta ad un esame particolareggiato delle singole tracce, ma vorrei comunque segnalare la title track, che mi ha decisamente colpito, con le sue melodie decadenti, esotiche e sinuose, ma in certo qual modo anche maestose. Per quanto mi riguarda quindi promuovo a pieni voti e attendo con estremo interesse il prossimo capitolo della saga Blut aus nord, “Memoria Vetusta II: Dialogue With The Stars”, la cui uscita è prevista per l’autunno del 2008.
TRACKLIST:
1. Intro
2. An Element Of Flesh
3. The Sounds Of The Universe
4. Odinist
5. A Few Shreds Of Thoughts
6. Ellipsis
7. Mystic Absolu
8. The Cycle Of The Cycles
9. Outro