Recensione: Of Bark And Ash
Se presterete la giusta attenzione potrete udire qualcosa provenire dalla gloriosa Nottingham, Inghilterra. Si tratta del malinconico latrato di un branco di lupi giunti all’esordio discografico intitolato Of Bark And Ash, che segue a due anni di distanza il precedente EP Wolvencrown, dell’omonimo quintetto atmospheric black metal in forza alle fila della nostrana Avantgarde Music e pronto a seguire le orme dei connazionali Fen. Un doveroso seppur minimo cappello per un lavoro dalle spiccate inclinazioni emotive e nel quale si riesce a percepire quel costante sapore che soltanto la natura più incontaminata può offrire, esattamente come se ci trovassimo dispersi in quella foresta illuminata appena dalla Luna verso la quale i lupi, gli unici padroni della notte selvaggia, lanciano il loro grido disperato.
Of Bark And Ash rappresenta appieno quell’inconscio desiderio di esplorare un luogo sconosciuto, ostile e romanticamente decadente. Lo fa con una velocità mai troppo invadente, con la voce di Plaga che svetta sopra un tessuto strumentale che ci guida lungo un sentiero che in qualche soprannaturale modo sembra insistere nell’attirarti dove la vegetazione si fa più fitta e dove il terreno diventa cenere, prendete per esempio la splendida 1194 pt.II, o la quasi ancestrale Infernal Throne. L’album è ben suonato, ben prodotto e mette insieme un’atmosfera davvero suggestiva. Nonostante non riesca necessariamente a spiccare per originalità, centra l’obiettivo di risultare piacevole per tutta la sua durata e mette in luce una band per la quale varrà sicuramente la pena prestare le nostre attenzioni nel futuro prossimo. E poi bisogna sempre tenere a mente che si tratta di un esordio e in molti venderebbero la propria anima per vantare un inizio discografico di questo livello.