Recensione: …Of Mourning
Psychonaut 4 è un solido progetto nato nel lontano 2010, a Tbilisi, Georgia, su iniziativa del frontman Graf von Baphomet e del bassista Lasha Adamia. Analizzando il nome della band, emergono due elementi: il primo, quello dello psiconauta, si riferisce all’individuo che esplora, in maniera approfondita, lo stato alterato della coscienza; mentre il numero 4 è il numero degli altipiani presenti nel destrometorfano, ovvero una sostanza psicoattiva dissociativa, del tutto strutturalmente simile alla morfina, ma senza proprietà analgesiche ma blandamente sedative. In sostanza, quindi, la band si ripropone di viaggiare all’interno della mente umana, alterata dall’utilizzo di sostanze.
Gli Psychonaut 4 propongono un Depressive Suicide Black Metal molto personalizzato: atmosfere cupe, deliranti, abbondantemente influenzate dalla musica anni ’80, con quel velo di malinconico romanticismo che lo spinge verso sonorità più pulite e vicine al post rock, che completano e affinano il suono della band. Sarà un cliché, ma è l’impatto emotivo la chiave del successo di questo disco: la capacità di saper incidere, attraverso una produzione suntuosa e delicata, come la carezza di una lama affilata che delicatamente recide la pelle del nostro corpo. Gli elementi più strettamente black sono marginali, e compaiono in uno dei momenti più alti del disco, Mzeo Amodi. E poi ci sono le complesse linee vocali, che spaziano dallo straziante urlato al cantato pulito di alcune preziose special guests e dello stesso Graf, passando attraverso le spoken words: lo strumento aggiuntivo che fa la differenza, che seduce l’animo e l’intelletto, e li conducono, per mano, verso un mondo fatto di opprimente oscurità.
…Of Mourning è il quinto full-length, che si articola in sei brani per la durata di poco più di 40 minuti di musica. Apre questo lungo viaggio introspettivo Ghele, una intro che soffoca l’anima: il rumore delle acque che scorrono e il pianto a dirotto di una donna con la chitarra acustica in sottofondo si fondono in una ouverture maledettamente triste e foriera di ciò che a breve andremo ad ascoltare. Mzeo Amodi è la gemma che brilla della luce più oscura e dannata: si muove tra variazioni di tempo, con la voce disturbante di Graf che graffia la nostra psiche, contagiandola della sua aspra disperazione, che raggiunge i suoi apici nelle sezioni più veloci. Con Fiqrebi Mtsukhrisa le sonorità si fanno più post rock, e qui gli Psichonaut 4 si avvalgono del prezioso supporto di alcune special guests: il pregevole supporto alle chitarre di Matthias Spaulding (Harakiri for the Sky) oltre alle voci di by Lela Nakeuri, Tsotne Gogitidze e Mari Alborishvili. In Vai me le atmosfere si fanno più cupe e decadenti, quasi gotiche, esaltando le capacità armoniche e vocali degli Psychonaut 4, un brano che suona meravigliosamente e in cui si può apprezzare il lavoro eccezionale fatto in fase di produzione. Sizmrebshi è più cerebrale e introspettiva: un’avvincente base ritmica accompagnata da chitarre che emergono progressivamente, e un cantato vario, che spazia dalle urla strazianti, passando per le spoken words e chiudendo con una inquietante nenia. Chiude Dzilis Tsameba con un lento e inesorabile declino, un viaggio nel buio della mente in cui le sonorità tornano ad essere più nere e in cui la band gioca con le linee vocali di Graf è Nona Gorgaslidze; intenso, seppur breve, l’assolo finale.
…Of Mourning è un gran disco DSBM, suonato meravigliosamente, in cui sia l’empatia che l’aspetto emozionale – fondamentali per il genere – raggiungono l’ascoltatore non solo per mezzo della musica, ma anche e soprattutto grazie alle melodie di Graf, capace di entrare nella nostra testa e di portare tristezza e malinconia. Un lungo viaggio tra urla strazianti che graffiano le orecchie e fermano il battito del cuore tra spire di sofferenza e desolazione, lasciando un solco, riempito dalla loro musica.
Bravi.