Recensione: Of Stone, Wind And Pillor
Anche la violenza, si sa, può stancare; anche il più rozzo, cattivo ed intransigente degli ascoltatori può aver voglia certe volte di cambiare un po’, di abbandonarsi a sonorità più rilassate. E qui giungono in nostro soccorso gli Agalloch. Forse “rilassante” non è il termine che denota meglio questo lavoro, ma è innegabile che ciò su cui punta il gruppo non è nè la violenza nè la velocità.
Of Stone, Wind And Pillor si presenta infatti come uno di quei lavori che uniscono folk, gothic, dark e qualche piccolo accenno al Black metal: la sua bellezza sta però nel riuscire a non essere un accalcarsi inutile di diversi generi. Le canzoni hanno tutte una ragione di esistere, sono tutte ben studiate e difficilmente annoiano. Certo è che bisogna approcciarsi al lavoro con la giusta mentalità e la giusta predisposizione.
La produzione, pur non essendo disastrosa, è comunque l’aspetto peggiore in assoluto: se fosse stata più curata e più “pomposa” avrebbe valorizzato al massimo la ricca vena compositiva. Infatti in certi passaggi i suoni eccessivamente striminziti impoveriscono il risultato; credo che per lavori di questo tipo una produzione impeccabile sia di notevole aiuto, molto più che per altri generi.
Per quello che riguarda il gruppo in sè invece non ho nulla da dire. Hanno dimostrato di saper lavorare bene su canoni standard e allo stesso tempo di saper essere innovativi. Tengono ben lontana da sè la banalità, riuscendo a dare sempre e comunque un tocco atmosferico alle 5 tracce presenti. Nonostante la lunga durata di quasi tutti i brani, il Cd scorre via come se niente fosse, e lo si riascolta volentieri anche parecchie volte di fila.
Interessantissimo il brano di chiusura, A Poem By Yeats, il quale inizia con dei violini che accompagnano una voce molto evocativa e che sembra recitare più che cantare. Il tipico screaming, che appare principalmente nella prima traccia, non è mai eccessivo, e va considerato uno strumento al pari degli altri. Continuo a trovare molto più personale ed incisivo il cantato di Kneel To The Cross, dove una voce con vaghi richiami agli ultimi Amorphis si fa sentire in tutta la sua bellezza sopra un tappeto molto folk e con uno screaming quasi impercettibile in sottofondo.
Se questo genere vi appassiona qui non potete sbagliare: gli Agalloch hanno talento da vendere, e la prova è proprio questo Cd. Se nel futuro non si perderanno e se potranno avvalersi di un suono migliore sono sicuro che sapranno sfornare dei piccoli capolavori. Per il momento “accontentiamoci” di questo superbo prodotto.
Matteo Bovio
Tracklist
1. Of Stone, Wind and Pillor
2. Foliorum Viridum
3. Haunting Birds
4. Kneel To The Cross
5. A Poem By Yeats