Recensione: …Of the Dark Light
A quattro anni di distanza da “Pinnacle of Bedlam” tornano i Maestri newyorkesi del technical death metal, i Suffocation.
Difficile che una band raccolga consensi praticamente unanimi come accade in questo caso: Suffocation, difatti, è universalmente sinonimo di death ai massimi livelli sia tecnici sia artistici, e “…Of the Dark Light”, ottavo full-length in carriera, non fa altro che rinforzare questa analogia.
Benché, inoltre, la line-up non sia particolarmente stabile (Charlie Errigo, chitarra, ed Eric Morotti, batteria, sono entrati in formazione l’anno scorso), la militanza di vecchia data dei due mastermind Frank Mullen (voce) e Terrance Hobbs (chitarra), garantisce la continuità stilistica necessaria per restare ai massimi livelli.
“…Of the Dark Light”, dopo l’impercettibile incipit di ‘Clarity Through Deprivation’, parte come una palla da schioppo: piombo fuso, magma rovente, devastazione chirurgica. Il sound del disco è semplicemente pazzesco. Potente, rabbioso, cattivo ma nel contempo limpido e chiaro come l’acqua di sorgente. I Suffocation sono davvero i Maestri del death metal, difficile riuscire a trovare qualcos’altro di così bilanciato fra violenza totale e chiarezza enciclopedica. Ogni nota è esatta, spinta a forza in un amalgama ad altissima densità.
Il riffing è quasi inumano, talmente preciso. La totale compressione del suono delle due asce produce accordi stoppati d’inverosimile peso specifico (‘Of the Dark Light’), strappacarne (‘Epitaph of the Credulous’). Soli lancinanti e ficcanti, poi. Il basso di Derek Boyer è un rombo continuo, sommesso, terremotante, da sconquassare le budella. Il drumming spaventosamente allineato all’orologio atomico, da prendere a schiaffoni chiunque, una certezza di precisione certosina.
E poi… lui… Mullen, capace d’inventare linee vocali impossibili. Diverse a seconda dei brani (‘Your Last Breaths’), identiche nel ribadire uno stile unico, senza macchia, senza compromessi, attuale e moderno.
Eccellente anche il songwriting, concepito attorno al tema della trasmigrazione delle anime, in grado di dar luogo a dei brani mai noiosi (per esempio, il sciolto hardcore di ‘Return to the Abyss’), sempre accattivanti anche a ripeterne gli ascolti a profusione. In ogni traccia c’è qualcosa di interessante, un passaggio particolare, un flavour deciso, un mood intrigante.
Qualcosa che motivi l’azione di reiterare i passaggi di un platter fantastico, punto di riferimento attuale per descrivere tutto ciò che è technical death metal.
Gli altri si facciano pure da parte: ancora una volta… Suffocation!
Daniele “dani66” D’Adamo