Recensione: Of The Sun + Moon
Narra la leggenda che intorno al 1986 un oggetto non identificato atterrò in una zona non meglio specificata del Canada. Voci non confermate asseriscono che quattro extraterrestri mossi da buoni propositi cercarono di indicarci come far riacquistare il giusto equilibrio al nostro pianeta per evitare che progresso e tecnologia ci portassero all’inevitabile autodistruzione. Per ovvi motivi la loro missione si doveva compiere nell’assoluta segretezza senza lasciare la minima traccia della loro venuta ma evidentemente, pur cercando di agire nell’assoluto anonimato, qualcosa non andò per il verso giusto. Le voci intorno al fantomatico avvistamento incominciarono a girare in maniera incontrollata facendo minare quello che era stato loro ordinato: concludere la missione nell’assoluta segretezza, ordine che venne tenuto meno a causa di una foto che immortalava i quattro alieni dalle sembianze umane accanto alla loro navicella in una foresta di sequoie.
Queste furono le premesse che portarono alla realizzazione di Of The Sun + Moon. Di fatti sempre secondo dicerie tramandate negli anni a venire questi quattro esseri non potendo più circoscrivere la notizia dell’avvistamento ebbero la brillante idea di renderla pubblica attraverso l’incisione di un vinile che avrebbe fatto rispettare il perentorio ordine a loro impartito. L’idea fu quella di incidere il loro messaggio tra i solchi del disco ed inserire l’inaspettata foto, all’interno di una splendida copertina apribile facendo così credere al mondo che quello scatto fotografava semplicemente la passione di quattro giovani canadesi innamorati di fantascienza ed Heavy Metal. Si, perché la musica scelta da questi esseri cadde per oscuri motivi sul metal classico venato di epico dalle tinte oscure e “spaziali”.
Nulla fu lasciato al caso, tutto fu curato nei minimi particolari sia dal punto di vista lirico/strumentale che da quello prettamente visivo. Non sapremo mai se i nomi scelti furono inventati per l’occasione, a me personalmente piace credere che usarono i nomi propri consapevoli che nessuno riuscirà mai a scoprire la verità. Sta di fatto che Nacsar, Pol, Zed e Pilot crearono un piccolo oggetto di culto per gli appassionati di heavy metal, un disco difficilmente catalogabile che partendo da sonorità N.W.O.B.H.M. ingloba diverse influenze portando il tutto su binari più legati al power americano, arricchito da una vena progressiva che lo rende unico ed originale.
Il disco ha un suono indefinito, atmosfere fantascientifiche vengono disegnate de alcuni suoni non propriamente canonici e da un uso della voce, per certi versi epica ma dotata di una timbrica crepuscolare che la rende….come dire….aliena.
Il lavoro si snoda attraverso dodici episodi di cui cinque atmosferico/strumentali. E’ il classico disco da ascoltare nel suo complesso proprio perché legato da un filo conduttore non solo lirico.
Un breve strumentale anticipa l’epico galoppo di Of The Sun + Moon dove la personalissima voce di The Pilot ci impedisce di trovare un termine di paragone che renda quanto meno l’idea dell’impronta vocale di quest’alieno. Fielz The Sunshrine è il vero capolavoro dell’album. Anch’essa giocata su di un ritmo al galoppo ma molto più marcato della precedente, alterna epiche linee vocali a squarci elettrici. Un’ insolito ritaglio strumentale rallenta le ritmiche verso la metà del brano prima che il solido riff portante torni prepotentemente a dettare il tempo. Altra song da menzionare assolutamente è la bellissima Salem, autentica gemma dalle atmosfere spazio/temporali coadiuvate come al solito da una solida base metallica a da una metrica vocale da incorniciare. Stupendo è anche il binomio che apre il secondo lato. Il solito breve strumentale apre la strada ad un altro gioiellino metallico di stampo americano. Master of the Sun è l’esempio lampante di come si possa essere innovativi ed originali anche suonando un genere apparentemente limitato come il power metal. Un riff nervoso innesca un brano dalla velocità abbastanza sostenuta che raggiunge il suo apice nello stupendo ritornello anticipato da un paradisiaco giro di chitarra, semplicissimo ma dannatamente efficace in tale contesto. Il brano continua il suo viaggio passando in un secondo momento su territori cadenzati per poi trasformarsi in una sorta di speed metal nella parte finale, porzione arricchita da una splendida prestazione vocale che segue l’imprevista velocità dettata dagli strumenti.
Come ho già sottolineato questo Of The Sun + Moon va assimilato nella sua interezza, un lavoro che esce dai soliti schemi ma che mantiene comunque una matrice classica che lo rende imperdibile anche per i defender più ottusi, un disco per certi versi unico nel suo genere, difficilmente paragonabile nel suo complesso ma di facile ascolto, elaborato si ma semplice nella struttura, un lavoro che forse anticipò troppo i tempi e che ebbe la sfortuna di uscire in un periodo dove le sonorità pesanti incominciavano ad allargare i propri consensi………..ma noi sappiamo che l’intento di questo lavoro non era quello di scalare le classifiche del metal mondiale.