Recensione: Of Wars In Osyrhia

Di Paola Bonizzato - 10 Maggio 2003 - 0:00
Of Wars In Osyrhia
Band: Fairyland
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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68

Cori e orchestrazioni onnipresenti, testi spensierati. Anche i titoli delle tracce e il nome del gruppo stesso non lasciano alcun dubbio: siamo di fronte ad un album di Symphonic Power Metal.
I Fairyland si mettono in coda alla nutrita schiera di gruppi che tenta di primeggiare applicando i tipici canoni Rhapsodiani.
Cominciamo col dire che alla voce troviamo Elisa Martin, ex cantante degli spagnoli Dark Moor, che dà un taglio un po’ diverso al disco con la sua personalità rispetto ai cantanti (uomini) che tentano troppo spesso di clonare le peripezie vocali di Fabio Lione. A fianco della voce chiara e pulita di Elisa c’è alla chitarra un altro personaggio noto agli appassionati del genere: Anthony Parker (ex Heavenly). Completano la formazione “made in France” i fondatori Willdric Lievin (batteria) e Philippe Giordana (tastiere).
L’apertura del disco ambienta subito l’ascoltatore con la classica voce narrante possente e i cori maestosi che preannunciano avvenimenti leggendari in mondi fantasy. L’evoluzione naturale alla intro è “Ride with the Sun”, che fa capire subito i ritmi che si manterranno più o meno costanti in tutte le tracce seguenti (con ovviamente qualche eccezione): riff di chitarra veloci e taglienti, ritmi sostenuti altalenati a pause più tranquille e riflessive e ritornelli semplici abbastanza prevedibili (che nel caso della 2° traccia hanno proprio l’effetto sperato: ci si ritrova a seguire canticchiando le parti dei cori già dal 2° riascolto…).
“Doryan the enlightened” e “Fight for your king” proseguono la linea della traccia precedente, senza togliere o aggiungere nulla di particolare. Assoli in versione speed, ma nient’altro che rimanga in mente abbastanza a lungo per poterlo raccontare ai posteri.
“The Storyteller”, invece, è la seconda traccia dopo “Ride with the Sun” che, a mio avviso, è veramente degna di nota: il gruppo rallenta il passo nella canzone di minor durata dell’album, concentrandosi sui toni medievali, con un ottimo alternarsi cadenzato tra le parti del coro e di Elisa. L’influenza dei Blind Guardian (quelli di A Night at the Opera, tanto per intendersi) si fa sentire in “Rebirth”. Le tastiere fanne la parte del leone in questo pezzo dai toni solenni ed estremamente epici.
La Rhapsody-mania è saldamente presente in “The Fellowship”, “On the path to fury”, e “A dark omen”, che sono la prova che i Fairyland devono ancora maturare un loro stile indipendente e soprattutto nuovo.
“The army of the white mountains” è l’unico pezzo interamente strumentale dell’album, con un’impronta da colonna sonora per film fantasy. La lunghezza del pezzo è considerevole (quasi sei minuti), per cui si fa in tempo ad accorgersi che il tema principale è un po’ troppo ripetitivo… Mi aspettavo che l’ultima traccia (da cui prende il titolo l’album) fosse qualcosa che risaltasse maggiormente rispetto a tutti i pezzi che la precedono. Non è così. E’ la naturale conclusione di un album che denota, per l’ennesima volta, quanti gruppi vogliano entrare nell’olimpo del power metal, ma senza idee fresche ed originali.
Confido in una futura maturazione del gruppo, a cui sicuramente non mancano le doti tecniche e stilistiche per fare il grande salto.

Paola Bonizzato

Tracklist:
1) And so come the storm (1:25)
2) Ride with the Sun (4:54)
3) Doryan the enlightened (5:44)
4) The storyteller (3:47)
5) Fight for your king (5:44)
6) On the path to fury (5:37)
7) Rebirth (4:30)
8) The fellowship (6:24)
9) A dark omen (5:57)
10) The army of the white mountains (5:59)
11) Of wars in Osyrhia (10:51)

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