Recensione: Old Yron [Reissue]
Non solo la gloriosa e irripetibile New Wave Of British Heavy Metal fu foriera di chicche significative piuttosto che di “one album band”. Anche il movimento tricolore HM degli anni Ottanta ha saputo esprimere dischi e gruppi passati nel giro di poco a elementi di culto – o patrimonio per collezionisti dal portafoglio a fisarmonica – per via di distribuzioni insufficienti, errori di stampa o semplicemente perché assurte a rarità di peso.
Dei veneti Old Yron si sapeva davvero poco, persino la bibbia della Nwoihm, ovvero il libro Italian Metal Legion di Gianni Della Cioppa liquidava i Nostri con cinque righe in croce, proprio per la mancanza materiale di informazioni. L’attenta label americana Shadow Kingdom Records, famosa per la propria predilezione nei confronti di release oscure, sia di musicalmente che di fatto, ripropone l’unico e omonimo disco degli Old Yron originariamente uscito nel 1989 su dischetto ottico, in versione remaster. Grazie al prezioso lavoro del collega Salvatore Fallucca il booklet si compone della storia di questo combo misterioso in versione bilingua: inglese e italiano, a sua firma. Il chitarrista e mastermind degli Old Yron Antonio Ferrari vuota il sacco e fa finalmente luce su argomenti che da anni perseguitano il cultori dell’HM tricolore degli inizi, sempre affamati di notizie, fra le quali spicca subito l’origine del monicker. Praticamente una storpiatura della libera traduzione in inglese dei cognomi dei due fondatori della band: il batterista Mario Vecchiuzzo – Old – e appunto Ferrari – Iron con la “Y”, probabilmente per rafforzare, come si era usi fare all’epoca -.
La cellula embrionale degli Old Yron inizia a muovere i primi passi fin dal 1974, fra cover di Eagles e Led Zeppelin. L’anno dopo iniziano a scrivere brani propri, poi qualche lungo periodo di oblio contraddistinto da cambi di line-up fino all’innamoramento per l’HM. Da lì cover di Iron Maiden, Black Sabbath ed Helloween, altri pezzi inediti e una serie di concerti dal vivo in compagnia, fra gli altri e in tempi diversi di Dark Lord, Colosseum e Le Orme. Esce successivamente il disco, in vinile, nel 1989, con una tiratura presunta di 1000 esemplari.
La title track irrompe con un heavy metal duro, veloce ma nello stesso tempo epico, che scomoda il mood di giganti come Heavy Load pur rimanendo indissolubilmente legata ai clichè di stampo americano. La successiva Strange Vision ripercorre a colpi di fendenti l’eccitazione provocata ai Nostri dalla visione di due conturbanti turiste tedesche in una pizzeria di Jesolo, pestando sodo e lasciando le briciole alla melodia. Nwobhm protagonista nella tenebrosa Crazy Lady, figlia degenere di band come Angel Witch e Black Sabbath. Molto più ariosa – si fa per dire -, Window In The Dark, versione dura di quanto proposto da Ronnie James Dio ingenitilita dagli inserti canori di Ornella Da Corso. Cala per la prima volta le velocità di esecuzione in Slave To Dream, episodio introspettivo ma dal forte sapore eroico conferito dalla particolare voce di Giuliano Centazzo. Up-Start è la strumentale che chiude il disco ufficiale, nell’occasione arricchito da due belle bonus track di Antonio Ferrari, in veste solista: la solenne e “Malmsteeniana” Moto Perpetuo e la crepuscolare Opera 60, rivisitazione di una antica traccia spagnola risalente alla fine del 1700.
Copertina magnetica e dai riferimenti ossianici, con la particolarità di presentare i titoli dei brani ad ogni gradino della scala che porta al cancello di un inquietante castello. La resa sonora è decente e nulla più, talvolta si sente addirittura il crepitio della puntina del vinile dal quale è stato riesumato l’album ma tutto questo ai veri amanti delle radici del Metallo Italiano interessa fino a un certo pnto: il disco deve essere fatto proprio, punto e basta!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Old Yron
2. Strange Vision
3. Crazy Lady
4. Window In The Dark
5. Slave To Dream
6. Up-Start
7. Moto Perpetuo
8. Opera 60
Line-up:
Giuliano Centazzo – Vocals
Antonio Ferrari – Bass & Guitar
Massimo Canini – Drums