Recensione: Omen Of Tragedy

Di Alberto Fittarelli - 6 Ottobre 2006 - 0:00
Omen Of Tragedy
Band: Revenance
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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72

“Slamming Death Metal”, questa la definizione che l’etichetta italica
Permeated dà ai Revenance, e per una volta possiamo tranquillamente dire
che sia azzeccata. 

Giovani, newyorkesi, questi ragazzi si cimentano in uno dei suoni brutal più
interessanti, anche se per il momento in embrione, degli ultimi anni: mescolano
infatti con inaspettata sapienza il classico suono floridiano alle esperienze
dei Suffocation, aggiungendo però pesantissime dosi di groove tipicamente
hardcore, tanto da intravedere in loro una formazione classicamente americana,
con gruppi che farebbero inorridire il metallaro medio italiano. Apertura
mentale quindi ma anche molta violenza, pezzi ben costruiti, seppur con qualche
ingenuità, e suoni che ormai è difficile realizzare con pressappochismo.
Ottime le aperture apocalittiche su Phenecyclimone, quasi insostenibile
il groove nei break cadenzati, buona anche la perizia tecnica di tutti i
musicisti (da far rilevare l’abilità del singer Joe Marchese, capace
di grugniti cinghialeschi come di screaming tiratissimi). 

Va da sé che il mix brutal/hardcore vede le proprie origini negli ultimi
Dying Fetus (che si spera riescano a dare alla luce un nuovo capolavoro, dopo
gli inossidabili Destroy the Opposition e Stop at Nothing, ormai
vecchiotti) e nei primi Misery Index: i Revenance non si limitano però a
coglierne gli aspetti fondamentali, ma utilizzano questo canovaccio per un
discorso sonoro sicuramente interessante, per quanto i margini di miglioramento
siano ancora evidenti. Stiamo parlando tutto sommato di ragazzi giovani, che
avranno tutto il tempo di sviluppare a pieno il proprio sound, ma che già oggi
sanno divertire gli appassionati, senza il minimo dubbio.

I Revenance sanno cogliere quello che forse è il ramo più fecondo
del brutal odierno, indeciso se impantanarsi nell’asfittico filone gore a basso
budget (che uccise – momentaneamente – il genere intorno alla metà degli anni
’90) o progredire, e lo sfruttano a proprio piacimento con il vantaggio della
freschezza di idee, che saprà consentire loro passi molto interessanti in
futuro. 

Un prodotto estremamente underground e probabilmente anche per questo molto
interessante per la sorpresa che costituisce: gli appassionati delle bancarelle
di CD sconosciuti ai festival tengano ben impresso nella mente questo nome per
la propria lista spese.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Educated Judiatry 03:38 
2. Five Shots 04:30 
3. Phenecyclimone 03:20 
4. Omen of Tragedy 03:05 
5. Catharcyst 01:37 
6. No Greater Plan 02:51 
7. Zombie Death Horde 02:58 
8. Somebody Kill Something 04:40 
9. Regarding Nothing 01:34 
10. Passive Labor 17:39

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