Recensione: On Fire

Di Fabio Vellata - 17 Marzo 2020 - 0:01

In tempi grami come questi, ascoltare un po’ di buona musica ha senza dubbio un potere terapeutico e balsamico. Forse uno dei modi migliori possibili per trascorrere le ore: non si può andare a spasso, lasciamo quindi che siano la mente e la curiosità a farlo per noi, concedendoci magari il piacere della scoperta di qualche novità che altrimenti le consuete ristrettezze declinate da una vita frenetica e super impegnata ci avrebbero impedito di apprezzare.
Capita così di imbattersi in gruppi validi in modo inatteso, come nel caso dei greci Badd Kharma, band che, al netto di qualche inevitabile passaggio da perfezionare, ha saputo dare alle stampe un discreto debutto di hard rock, per una volta, classico e tradizionale.
Incontaminato, potremmo dire. Fatto di chitarre e qualche buona melodia. Una voce molto interessante ed un pugno di canzoni dal piglio intenso, imparentate con il classicume fascinoso che deriva da Whitesnake e Rainbow, ma pure Dio, Axel Rudi Pell e Malmsteen.

Un bel piatto viene da dire, soprattutto se valutato sulla base complessiva dell’intero disco, invero lungo ed articolato (più di un’ora di durata: capita di rado ormai) ed alla quantità di materiale che il sestetto ha voluto buttarci dentro.
Lunghezza ed estensione del minutaggio dovute senza dubbio anche alla non recentissima fondazione del gruppo. È, infatti, dal 2013 che il combo ellenico lavora al proprio esordio discografico.
Un tempo decisamente dilatato che ha permesso di mettere in cantiere parecchie idee, con tutto quello che tuttavia ne deriva, nel bene (molte cose da proporre) e nel male (il rischio di voler strafare, appesantendo la fruibilità del disco, è dietro l’angolo).
Partendo ad ogni modo da quelli che sono i punti di forza, è innegabile la qualità e lo spessore in dote ai musicisti: l’impatto di primo acchito è quello che può fornire una formazione con attributi notevoli ed un buon bagaglio d’esperienza. Brilla però su tutto, l’ottima performance dei chitarristi Gregory Giarelis e Manolis Tisgkos e, ancor di più, l’espressività di un singer davvero di prim’ordine come Nikos Syrakos, vicinissimo per interpretazione e timbro al grande Tom Englund degli Evergrey.

Qualche appunto in più per il songwriting, piuttosto buono ma non al riparo da alcuni cali di tensione derivanti probabilmente da un eccessivo attaccamento ai modelli di riferimento, con l’evidente conseguenza del risultare, a tratti, un po’ prevedibile e, se non proprio scontato, in certa misura ordinario e “scolastico”.
Un difetto che appare tuttavia ben mascherato dalla verve con cui i sei musicisti si muovono, abito ideale di alcuni brani che con il procedere dei passaggi non mancano di garantire alcune gradite soddisfazioni.
In alcuni frangenti poi, ci sono sembrati fuori luogo alcuni commenti tastieristici: a voler essere sofisticati e molto esigenti, certe trovate in cui simulare la presenza di fiati in sottofondo – ancorché limitatissimi – cozzano parecchio con il contesto emotivo che il brano in cui sono ascoltabili vuole veicolare. Classico per classico, un bell’hammond avrebbe reso di più e meglio.

Probabilmente è proprio il taglio classicheggiante e passionale, con quello stile che coinvolge i già citati Whitesnake, Dio, Pell e Malmsteen, ad esercitare un ascendente particolarissimo sulle nostre orecchie di vecchi appassionati. Fatto sta che un brano come l’iniziale “Never Surrender” non potrà mai esser male accetto, al pari di altri episodi altrettanto riusciti come la neoclassica “Rise or Fall”, la drammatica “On The Edge” (e qui gli Evergrey non sono poi nemmeno così lontani) e la viscerale “Still Unbroken“, canzoni che meritano concretamente una chance e rivelano l’incontestabile buon valore dei Badd Kharma.
On fire” in buona sostanza, è un album che può piacere al primo colpo ma che merita un certo approfondimento: i pezzi validi ci sono, come spesso accade basta lasciarli lievitare un po’ per familiarizzare con le melodie e farle definitivamente proprie.

Parecchi motivi di merito ed ancora margini di miglioramento: una piccola, lieta sorpresa maturata dall’underground.
Lo stare a casa forzatamente ha anche i suoi lati positivi, dopo tutto!

 

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Band: Badd Kharma
Genere: Hard Rock 
Anno: 2020
76