Recensione: On Stage
Questo disco dal vivo è probabilmente l’opera più famosa dei Rainbow ed è sicuramente la prestazione qualitativamente più alta della formazione classica con R.J.Dio. L’esiguo numero di tracce presenti non deve trarre in inganno poiché queste sono di durata considerevole e presentano variazioni chitarristiche di grande valore, diretta conseguenza della totale libertà di espressione e del totale controllo musicale che Blackmore ha sul gruppo.
“On Stage” raccoglie alcuni grandi momenti della tournee mondiale di supporto a “Rising” del 1976 e vede in scaletta i brani classici per antonomasia del gruppo: “Kill the king”, “Man on the silver mountain”, “Catch the rainbow”, “XVI Century greensleeves” e la cover degli Yardbirds “Still I’m sad”, oltre ad un brano della discografia purpurea molto amato dal chitarrista inglese ed adattissimo alla voce del grande R.J.D., ossia “Mistreated”.
La resa sonora e la qualità delle interpretazioni presenti su questo album fanno pensare ai Rainbow come ad una creatura essenzialmente live in quanto le versioni in studio di quegli stessi pezzi sono più piatte e meno coinvolgenti (eccetto forse “Kill the king”) di quelle presentate in concerto. “Kill the king” apre le danze con la sua irruenza e la sua grande velocità, il testo è veramente da manuale per quanto riguarda le sue atmosfere medievaleggianti e la melodia vocale è orecchiabile senza essere banale, mentre la parte chitarristica mette decisamente il turbo, lasciando una traccia indelebile in un mare di chitarristi degli anni a venire. “Man on the silver mountain” è presentata come apertura e chiusura di un medley in cui trovano posto “Starstruck” e una piccola divagazione blueseggiante di Blackmore e Carey. L’impatto di questo brano, del suo riff e del suo ritornello sono veramente degni di nota ed i nostri cavalcano inarrestabili anche durante questa parentesi meno convenzionale.
“Catch the rainbow” conserva intatta la carica sognante che aveva in studio, ma le grandi improvvisazioni chitarristiche la dilatano e la irrobustiscono tanto da raddoppiarne la durata e da farne il vero fulcro strumentale dell’album, specie dal punto di vista chitarristico. Non potete perdervi gli assoli presenti su questo brano, che richiede di essere ascoltato con grande attenzione per coglierne le più piccole sfumature. “Mistreated” sembra scritta per R.J.Dio e diventa un’altra occasione per Blackmore di ammaliare e stupire con la sua immensa classe ed il suo grande gusto. La parte chitarristica è anche qui grandiosa.
“XVI Century greensleeves”, invece, punta tutto sulla fisicità del suo riff e sull’evocatività della sua parte vocale. Ci troviamo di fronte ad un brano che aumenta il ritmo dopo le due tracce lente che lo hanno preceduto, riprendendo la cavalcata rock e traghettandola verso la conclusiva “Still I’m sad” in cui i Rainbow riprendono gli Yardbirds trasformando l’impatto del brano in questione e facendone un vero muro di chitarra su cui Dio canta alla grande fino a soddisfare la fame di arcobaleno dei tanti presenti sotto il palco, ma anche di chi se ne sta comodamente seduto in salotto ad ascoltare questo disco.
Un vero capolavoro.