Recensione: On Streets of Danger
Partiti nel 1982 con “Metal Rock”, proseguiti con “A race with the Devil” e “Game Over”, i Vanadium erano diventati rapidamente (e a dire il vero senza tantissima concorrenza), il punto di riferimento della scena Heavy Rock nazionale, unici a poter contrastare, o perlomeno a poter essere paragonati, con la loro musica, alle potenze britanniche, tedesche (non ancora USA) nel campo dell’Hard rock/Heavy Metal. Gravato di questo fardello, il quintetto milanese non ne pareva provato, e come già detto continuava ad inanellare buonissime prove che li rendevano molto, molto apprezzati (a dire il vero, come sempre, erano più apprezzati oltre i confini del Bel Paese che dentro). A questa ondata di dischi in studio iniziavano a succedersi i tour e i concerti, di spalla anche a band che avrebbero fatto la storia, concerti che non potevano che concretizzarsi in un live album. E così fu. Eccoci infatti, a 19 anni dalla sua uscita, a rispolverare dal cassetto “On Streets of Danger”. Pubblicato nel 1985, questo disco dal vivo rappresenta, oggi come allora, un punto di riferimento importantissimo nella scena nazionale, per tutta una serie di motivi che racchiude nei suoi contenuti. Partiamo dal primo, il più scontato. “On Streets…” è stato il primo disco live per una heavy/rock band nostrana, quindi si fregia del prestigioso ruolo di capostipite di una categoria, davvero non poco. Il bello è che tra l’altro questo non è un capostipite qualunque, bensì di qualità riconosciute, in quanto documenta chiaramente la bravura di Scotto e compagni a suonare dal vivo. Metto un asterisco perché di questo parlerò dopo e vengo ad eviscerare subito il secondo fatto che rende questo lavoro storico. Bisogna infatti sapere che, oltre all’esibizione dal vivo, On streets contiene, prima del live stesso, una nuova track intitolata “You Can’t Stop The Music” (pure stile Vanadium, quindi potenza, velocità e brio alle stelle). Il che non direbbe nulla di strano se non fosse che il video di tale song altri non è che uno dei primi video in assoluto per una band italiana che opera nel nostro ramo musicale, sicuramente il più famoso (vabbè adesso non esageriamo). Messe in bacheca le varie coppe, trofei, riconoscimenti eccetera, torniamo a parlare del disco da un punto di vista musicale. Registrati in Francia, Scotto, Mascheroni, Tessarin, Zanolini e Prantera dimostrano in pieno che le loro capacità non possono e non devono essere solo ristrette fra 4 mura. I 5 forniscono infatti una prova davvero eccelsa, consacrandosi anche all’estero come una delle band più toste in circolazione. Certo, il disco presenta anche i suoi difetti, a partire dalla registrazione, decisamente non all’altezza (come sempre, ed è un gran rammarico, in casa Vanadium). Se infatti non vi sono più le clamorose pecche dei primi album, sono ancora ben diffuse interferenze e ronzii che rovinano (parzialmente) un’atmosfera esplosiva. Altro difetto è la breve scaletta, solo 9 song (più “You Can’t Stop the Music”), ma qui non è colpa del combo. Intanto suonava come spalla (almeno mi pare), e di conseguenza non si può avere tutto. E poi con soli 3 dischi, 9 pezzi già non è male. Accantonati i difetti passiamo ai pregi, davvero notevoli. Intanto la scaletta, per quanto corta , contiene davvero tra le migliori creazioni dei meneghini, partendo da “Streets of Danger” per passare a “Get Up Shake Up” (da sempre la mia preferita combo), attraversando “On Fire” per arrivare alla conclusiva “A Race with the Devil”. Solo a titolo personale dico che non mi piace Fire Trails, forse sono l’unico, ma lo rimarco pure qui. Tecnicamente le song sono anche migliorate, pompate e dotate di alcune improvvisazioni ed adeguamenti, mantenendo però inalterata la possente carica che le contraddistingueva in sede studio studio. Questo è possibile grazie a un quintetto davvero in forma spettacolare, su tutti Pino Scotto, che sforna una prova 5 stelle dietro al microfono, molto più a suo agio e in sintonia col suonato di quanto non avvenga negli studio platter. Non che gli altri siano da meno, anzi sono impressionanti, ma Pino davvero si supera. Mi pare di aver detto quasi tutto, resta da aggiungere che il pubblico dà una solida mano al combo, incitandolo a più non posso, e rendendo davvero grazie a una prova spettacolosa. Ho solo due rimpianti su ‘sto grande disco. La possibilità di rimasterizzarlo è praticamente 0, anche se nei miei sogni sarebbe una bomba. Mi spiace inoltre un casino sia un prodotto, come tutti quelli targati Vanadium, piuttosto introvabile, perché moltissimi potenziali ascoltatori vengono privati di uno spettacolo e di un gruppo più unico che raro. Grazie ancora ai Vanadium.
Riccardo “Abbadon” Mezzera
Tracklist :
1) Can’t Stop the Music
2) Streets of Danger
3) Get Up, Shake Up
4) War Trains
5) We Want live Rock’n’Roll
6) On Fire
7) Fire Trails
8) Pretty Heartbreaker
9) Don’t be lookin’ Back
10) A Race with the Devil