Recensione: On The 13th Day
I Magnum rappresentano innegabilmente una delle espressioni più illustri ed appassionanti del melodic rock di tutto il globo terracqueo, e di quello britannico in particolare.
Fin dal debutto nel 1978, hanno realizzato autentici gioielli di tale genere musicale, alcuni da tempo riconosciuti dalla critica e dagli appassionati come classici intramontabili, quali On A Storyteller’s Night, Vigilante e Wings Of Heaven.
Come tante formazioni dalla lunga carriera, si sono, ad un certo punto, sciolti. E come molti altri, si sono successivamente riformati, dando alla luce altre opere dall’ eccellente lavorazione, come Princess Alice And The Broken Arrow, tenendo sempre alta la bandiera della qualità e dell’ispirazione, e conservando totale coerenza nei confronti del proprio stile.
Uno stile, quello dei Magnum, edificato utilizzando materie prime come melodie avvincenti ed ariose, un flavour epico e solenne, evocazioni di atmosfere magiche ed emozionanti, ma pure sprazzi dominati da fiero cipiglio hard rock, tuffi impeccabili nel più radiofonico AOR, ed un gusto straordinario nella costruzione dell’intelaiatura sonora sulla quale si stagliano la classe purissima dell’axeman Tony Clarkin e la voce affascinante ed inconfondibile – un vero e proprio marchio di fabbrica – del vocalist Bob Catley.
A quasi due anni dall’ultimo album d’inediti, il ben accolto The Visitation (asceso fono al 55° posto della classifica generale UK, e al numero uno della classifica rock, con altrettanto lusinghiere accoglienze in Germania, Svezia e Svizzera), ecco arrivare, dunque, il diciottesimo studio-album dei Magnum, On The 13th Day.
Il nuovo favoro del five-piece di Birmingham, lo diciamo subito, non tradisce minimamente le attese, collocandosi perlomeno allo stesso livello delle loro migliori release del periodo post-reunion, e viene proposto in varie versioni, oltre a quella standard e, naturalmente, al download digitale, quali il doppio vinile colorato e la variante con bonus CD con tracce inedite, acustiche e live dagli archivi della band.
On The 13th Hour si dischiude con All The Dreamers, una canzone epica, solenne e cadenzata che ricalca magnificamente lo stile più classico dei nostri. Subito dopo, Blood Red Laughter pigia l’acceleratore su percorsi più pomp-rock e su un ancor maggiore tasso di melodia, mentre Didn’t Like You Anyway si arricchisce di influssi teatrali e cabarettistici e d’interessanti cambi di ritmo e d’atmosfere.
Con la title-track, appunto On The 13th Day, aperta da un’intro delicata che si sviluppa poi in un incedere rock elegante, ci addentriamo in itinerari più melodic ed AOR, che si approfondiscono nella successiva, So Let It Rain (primo singolo) dove il pianoforte di Mark Stanway, posto all’inizio, da il “la” ad una componimento catchy, veloce, effervescente, ad alto tasso di musicalità pop/AOR.
Un atteggiamento decisamente ed orgogliosamente più heavy irrompe, invece, con Dance Of The Black Tattoo: ecco emergere la voce qui graffiante di Catley, i riff chitarristici ficcanti ed incalzanti che scandiscono il brano all’unisono con il pulsare della sezione ritmica, mentre al momento del ritornello e dell’assolo di chitarra riemerge il predominante mood melodico; anche Shadow Town, un attimo dopo, avvince grazie ad un’ intro bombastica e all’andamento pomposo, contraddistinto da un incedere ritmico e da un’armonia che celebrano atmosfere notturne ed itineranti.
Un altro highlight del full-length è poi Putting Things In Place, ballad intensa, evocativa, una vera e propria perla di questo On The 13th Hour; come pure la seguente Broken Promises, con la sua alternanza tra momenti più rallentati e altri mossi, spavaldi e grandiosi, e impreziosita da un assolo cristallino della sei corde di Tony Clarkin.
Con See How They Fall e From Within, forse, si avverte appena un po’ di stanchezza per il ripetersi di atmosfere già proposte altrove nell’album, ma si tratta sempre di canzoni dall’esemplare e gradevole confezione.
On The 13th Day offre, insomma, al pubblico dei Magnum esattamente ciò che da loro ci si aspetta e testimonia, dopo decenni di carriera, la persistenza uno stato di forma riguardevole, anche a livello di songwriting, di feeling, d’espressività della prestazione vocale e di limpidezza e raffinatezza della intelaiatura strumentale.
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Line Up:
Tony Clarkin: chitarre
Bob Catley: voce
Mark Stanway : tastiere
Al Barrow: basso
Harry James: batteria
Tracklist:
Limited Digipak
Disc1
- All The Dreamers
- Blood Red Laughter
- Didn’t Like You Anyway
- On The 13th Day
- So Let It Rain
- Dance Of The Black Tattoo
- Shadow Town
- Putting Things In Place
- Broken Promises
- See How They Fall
- From Within
Bonus Disc 2
- Those Were The Days (Demo From 1988-89)
- Eyes Like Fire (Full Version)
- Blood Red Laughter (Acoustic Version)
- We All Need To Be Loved (Live From Prague CZ)
- Shadow Town (Acoustic Version)
- Moonking (Live From Mannheim D)
Jewel Case
- All The Dreamers
- Blood Red Laughter
- Didn’t Like You Anyway
- On The 13th Day
- So Let It Rain
- Dance Of The Black Tattoo
- Shadow Town
- Putting Things In Place
- Broken Promises
- See How They Fall
- From Within
Vinyl Version
LP 1
Side A
- All The Dreamers
- Blood Red Laughter
- Didn’t Like You Anyway
Side B
- On The 13th Day
- So Let It Rain
- Dance Of The Black Tattoo
LP 2
Side A
- Shadow Town
- Putting Things In Place
- Broken Promises
Side B
- See How They Fall
-
From Within