Recensione: Oncoming Chaos
Gli Unchained sono una band francese di melodic death metal fondata soltanto due anni fa da Jonathan Rabache (chitarra) e Olivier Gavelle (batteria). Il ‘soltanto’ implica un approfondimento poiché dal sound di “Oncoming Chaos”, debut-album che segue l’EP “Russia” del 2011 (qui riproposto per 4/5), si ha immediatamente la sensazione che i transalpini non siano certo di primo pelo. E, infatti, dalla biografia salta fuori che Rabache e Gavelle hanno alle spalle una lunga carriera. In particolare, il secondo ha suonato negli anni ’80 in numerosi club di Los Angeles. Con che spiega, anche, perché “Oncoming Chaos” sia frutto del missaggio di Damien Rainaud e della masterizzazione di Logan Mader (Gojira, Soulfly, Cavalera Conspiracy, W.A.S.P., Devil Driver, …) presso i The Omen Room Studios della metropoli californiana.
Se poi a tutto ciò si aggiunge che nemmeno Thibaud Vuille alla seconda chitarra, il suo compagno d’avventura Pierre Jourdain Gassin alla voce e il bassista Joel Forneris sono dei giovincelli alle prime armi, si può sin da subito comprendere che i nizzardi abbiano forgiato “Oncoming Chaos” con un sound dannatamente maturo, solido, consistente. Un sound che definisce uno stile non troppo originale e nemmeno votato alla sperimentazione e/o innovazione ma assai sobrio, duro, deciso e permeato sino all’osso – non a caso – da un gustoso flavour che rimanda per l’appunto all’heavy metal degli anni ottanta. Un heavy opportunamente vitaminizzato, incattivito e reso più aggressivo per condurre con sicurezza l’ensemble della Costa Azzurra nei roventi territori del death. Chiaramente lontano, date le premesse e il retroterra culturale dei musicisti, dal versante più estremo del medesimo bensì opportunamente allineato alla scuola del famigerato gothenburg metal.
Il fatto che Gavelle e i suoi soci siano artisticamente un po’ attempati e, malgrado ciò, si cimentino in un genere relativamente giovane come il death metal melodico, se da una parte non dà luogo a una proposta esclusiva, come più su accennato, dall’altro consente di ottenere uno stile abbastanza personale. Questo poiché la loro esperienza e professionalità consentono di esplorare e approfondire il discorso come, magari, In Flames e compagni non abbiano mai fatto. O per mancanza di sensibilità o, più probabilmente, per un rodaggio mai sufficiente. Perlomeno non come quello che, durante tanti anni, sono riusciti a macinare i Nostri.
Gassin e Forneris, per scendere nel dettaglio, non hanno la minima difficoltà ad affrontare linee vocali che comprendano growling e screaming, ma in più di un istante si odono gli echi di un certo modo di cantare inequivocabilmente retrò, che rimandano alla vecchia scuola heavy di Udo Dirkschneider e dei suoi leggendari Accept. I quali, di nuovo non a caso, con “Fast As A Shark” (da “Restless And Wild”, 1982) scossero il mondo dell’heavy metal con una vera e propria bombardata sui denti. A rimarcare quest’approccio filosofico al death ci sono, anche e soprattutto, Rabache e Vuille, abili a innalzare, con i loro possenti riff compressi e stoppati, un massiccio muraglione di suono sul quale cesellare, con abbondanza di particolari, tantissimi arabeschi di squisita fattura. La cui ottima riuscita è aiutata da un esteso ma discreto tappeto di tastiere, che completa un suono pieno e carnoso. Forneris e Gavelle, dal canto loro, spesso e volentieri pestano come dei dannati giungendo in qualche (rara) occasione a oltrepassare la soglia supersonica dei blast-beats.
La media delle canzoni di “Oncoming Chaos” è, effettivamente, … media; nel senso che esse scorrono senza particolari intoppi con una buona uniformità compositiva e con un taglio accattivante che ne invoglia vari ascolti. Non ci sono cadute di tensione né riempitivi ma, e qui casca l’asino, neppure brani da segnare sul taccuino delle memorie. Si possono citare quali esempi da porre in rilievo “Freedom Through Fire”, “Russia” e la title-track. Poco altro, in effetti.
Con che si può senz’altro apprezzare il gran mestiere che insiste alla base del lavoro nonché la bravura e perizia del quintetto di Nizza. Ma, nondimeno, rilevare che a “Oncoming Chaos”, per essere un’opera da eccellenza assoluta, manca la costanza di un quid compositivo che, qua e là, si scorge appena, diluito un po’ troppo lungo i tre quarti d’ora di durata dl disco.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Infernal Death Machine 4:12
2. No Scapegoat To Blame 4:35
3. Freedom Through Fire 4:09
4. Russia 3:18
5. Your Funeral 3:25
6. Death From Above 3:49
7. Stare In the Abyss 3:23
8. The God Delusion 3:19
9. Replicant 3:59
10. Cosa Nostra 3:46
11. Unchained 5:14
Durata 43 min.
Formazione:
Pierre Jourdain Gassin – Voce
Jonathan Rabache – Chitarra
Thibaud Vuille – Chitarra
Joel Forneris – Basso/Voce
Olivier Gavelle – Batteria