Recensione: One 4 the Road
Un album che, per una volta, si sintonizza perfettamente con la stagione.
Il quarto disco del talentuoso polistrumentista Michael Palace è, in effetti, un sunto parecchio efficace di quello che viene definito AOR “estivo”. Carino ed amichevole. Solare, quasi confidenziale. Radio friendly lo avrebbero chiamato un bel po’ di anni fa.
Quel tipo di musica che ben si attaglia a momenti spensierati e positivi, in cui il sole non brucia troppo e lascia spazio alla leggerezza.
Una formula che Palace ben conosce e, in fondo, ha praticato sin dal suo esordio.
Qualità costantemente elevata e songwriting che ha sempre mostrato d’esser focalizzato sulla melodia gradevole ed immediata. Una ricetta che, visti i consueti buoni esiti, non avrebbe avuto senso modificare.
Accattivante sin dalla copertina, “One 4 the Road” ha nei cori e nella facilità con cui si ascolta gli assi nella manica determinanti nel renderlo interessante alle orecchie di ogni amante del genere.
Miscelando un po’ di Scandi rock con alcuni “giri alla Toto”, un paio di preziosismi strumentali e qualche spunto moderno, il risultato è nuovamente di livello.
Giova ricordare come questo sia un progetto solista gestito da una sorta di tuttofare. Dalla composizione dei pezzi, sino alla loro esecuzione, è sempre Palace ad occuparsi di ogni dettaglio.
Un creativo vero, un giovane genio della musica melodica che non ha ancora conosciuto grossa valorizzazione solo perché i tempi non sono più molto ricettivi nei confronti del genere.
C’è da dirsi rammaricati.
Anche perché la bravura autentica di un autore come Palace è davvero concreta e da scoprire. Lungo le canzoni di “One 4 the Road” si possono incontrare temi AOR dal forte sapore ottantiano ma pure atmosfere che non farebbero fatica a piacere ad un pubblico ampio e più contemporaneo.
“Time Crisis”, “World Gone Mad” e “Living the Life” potrebbero comodamente entrare in rotazione su qualsiasi radio generalista, al fianco di un pezzo dei Train. Poi però, capita di ascoltare “Facin’ the Music“, “Cancel the Flight” e “Loneliest Night“, ed ecco rivivere ad occhi aperti il grande sogno degli anni ottanta. Fatto di luci al neon, autostrade costiere e skyline notturni. Ma pure di momenti più intimi e profondi. Mai dozzinali o scontati.
Lodevole insomma la prova di bravura che Michael Palace ha di nuovo messo sul piatto.
Non è la prima volta che saggiamo la sua consistenza artistica e sappiamo con certezza che non sarà di certo l’ultima.
Continuiamo a gioirne. Sperando che, nel frattempo, sempre più ascoltatori possano accorgersi della sua ottima musica.