Recensione: One And Only
“Metal on metal
It’s what I crave
The louder the better
I’ll turn in my grave”
Diciamo la verità: il testo di ‘Metal on Metal’ è veramente terribile! Se però si va oltre le mere parole, se si analizza il contesto dell’epoca, se ne scorge il carattere sovversivo ed anticonformista che animava quello che possiamo definire l’inizio della seconda ondata Heavy Metal, quella che, tra il 1979 ed i primi anni ’80, si è generata seguendo l’impeto di Judas Priest, Black Sabbath, Motorhead, Blue Öyster Cult, ecc.
La cresta di questo gigantesco cavallone era costituita essenzialmente dai gruppi inglesi della NWOBHM e da quelli statunitensi dell’US Power, ma il fenomeno aveva coinvolto anche altri paesi.
La scena Metal canadese, ad esempio, non ha prodotto enormi numeri in fatto di quantità, ma può dirsi comunque intensa e spietata come qualità: da questa terra provengono, per citarne qualcuno, i The Sparrow, diventati poi Steppenwolf (il cui singolo ‘Born To Be Wild’ fu il primo a contenere le parole ‘Heavy Metal’), i Rush, i Triumph, gli Exciter, tra i precursori della scena speed, gli psichedelici Voivod ed i tecnici Annihilator.
Ed anche gli Anvil di Toronto, nati come Lips nel 1978 e che hanno nuotato tra i marosi della seconda ondata con forza e stoicità grazie ai loro tre primi album, ‘Hard ‘N’ Heavy’ del 1981 (originariamente dei Lips), ‘Metal on Metal’ del 1982 e ‘Forged in Fire’ del 1983, diventando, di fatto, il vero contrasto canadese alle nasciture band inglesi, tedesche e statunitensi, nonché uno tra i principali riferimenti di quello che sarà, di lì a poco, l’afflusso Thrash Metal.
La loro è una storia stra-conosciuta, immortalata anche nel film documentario ‘Anvil! The Story of Anvil’ del 2008: nonostante l’inizio esplosivo ed il talento non sono mai arrivati al vero successo, riuscendo comunque a sopravvivere fino ad oggi nello spietato mondo del music-business pubblicando ben 20 album, di cui l’ultimo, ‘One and Only’, sarà disponibile dal 28 giugno 2024 tramite AFM records.
Venti album e 46 ANNI DI CARRIERA che abbracciano quasi tutto l’arco di una vita, dalla giovinezza (i ragazzi erano poco più di ventenni agli esordi) alla terza età adulta (il traguardo “70” comincia ad essere vicino) rimanendo indomiti e selvatici Metallari senza compromessi, superando le avversità senza rinunciare alla propria attitudine: “Heavy Metal is a Faith”, chi, meglio di loro può affermarlo? UDO, i Judas Priest e pochi altri.
‘One and Only’ è un album tipicamente Anvil, non solo per l’ennesimo titolo di tre parole allitteranti e l’incudine in copertina: Rob, Lips e Chris si piazzano sulla loro strada e via così, come sempre. Non in vista del traguardo, però, bensì in prossimità della partenza, poco prima di imboccare l’autostrada per l’inferno.
È quasi un ritorno alle origini: lo Speed/Thrash malvagio e le fumose marce d’assalto che hanno definito lo stile della band vengono trascurate, mentre abbondano le tracce dallo spirito più stradaiolo e Rock ‘N’ Roll.
È l’Heavy metal di fine anni ’70, prima che si tingesse completamente di nero: effettivamente, ci sono punti in quest’album che, se si chiudono gli occhi, è più facile vedere i Lips con i loro abiti trasgressivi e provocatori che non gli Anvil vestiti di cuoio e borchie.
I riferimenti sono tantissimi: dopo aver ispirato tanti gruppi, la band ci dice oggi quali sono state le sue di ispirazioni: gli Scorpions, i Black Sabbath dell’epoca Ozzy, gli AC/DC, i primi Riot … ‘One And only’ gronda di questi ritmi elettrici, ribelli e, soprattutto, trascinanti.
C’è il mid-tempo selvatico e catchy della Title-Track, il blues energico di ‘Feed Your Fantasy’ ed il tiro veloce di ‘Fire For Your Right’ che si contrappone alla pesante cadenza di ‘Heartbroken’.
C’è la voglia di libertà che sprigionano ‘Truth in Dying’ e ‘Run Away’ e c’è anche l’inno ‘Rocking the World’, pezzo che non poteva mancare per chi fa dell’Heavy Metal la colonna sonora della propria vita.
Infine, verso il fondo, vengono piazzati tre siluri che marcano la trasformazione dei Lips in Anvil: ‘World of Fools’, che dimostra quanto sia ancora importante il riff di ‘Children of the Grave’ (di chi è non ve lo diciamo), ‘Condemned To Liberty’, durissima e spietata e ‘Blind Rage’, pestaggio Speed senza pietà.
Come liriche, i titoli non creano equivoci, il sesso viene messo da parte in favore di tematiche più critiche, come la perdita della libertà e la lotta per i propri diritti. Diciamo che in questo album comandano la forte maturità dei musicisti e le loro esperienze passate.
Concludendo: gli Anvil, con ‘One and Only’, provano a fare qualcosa di nuovo tirando fuori qualcosa di antico. Nella realtà, continuano a non inventare nulla ed a rimanere distanti dai fasti del passato ed anche la voce di Lips sta perdendo la sua carica luciferina (giustamente … c’è chi è più giovane e fa peggio!). Ma noi, queste cose, agli Anvil le perdoniamo: nonostante questo sia un disco dalle influenze marcate, riescono comunque a rimanere sempre loro, indomiti e pieni di entusiasmo, eterni ragazzi il cui appellativo di TrueMetallers è più che guadagnato. Ci piacciono così! Per quanto il martello continua a battere sull’incudine, questo non si spezza.
Come i suoi quattro predecessori, ‘One And Only’ è stato prodotto da Martin “Mattes” Pfeiffer (U.D.O., tra gli altri) e Jörg Uken presso lo studio Soundlodge a Rhauderfehn, Germania.