Recensione: One Good Reason to Kill
Con “One Good Reason to Kill”, gli italiani Massive Blast irrompono sul mercato prepotentemente, con grande sostanza di contenuti e idee nascenti di un certo interesse. I Nostri provengono da Roma e sono attivi ormai da un lustro, durante il quale hanno già dato alla luce un primo EP targato 2012 (“Out of the Garage”) e questa prima fatica discografica ‘completa’.
Un lotto di otto brani strutturati e studiati per suonare massicci, interessanti sotto il profilo tecnico-esecutivo e colpire con inerzia. Il sound proposto è un mix di speed metal moderno (sulla linea degli Annihilator) con qualche reminiscenza dal flavour thrashcore made in New York. Comparto ritmico e ambiti melodici convivono brillantemente per tutta la durata del disco anche se, a colpire maggiormente (e qui è richiesto uno sforzo superiore a quello di un solo ascolto) sono la compattezza a livello compositivo e l’energia magnetica che il quintetto mette in atto una volta attaccata la spina alla corrente.
Ed è in questo momento che ogni orecchio attento percepirà lo spessore di “One Good Reason to Kill”. Un disco per nulla banale, anzi ambizioso, sostenuto da iniezioni di potenza ed aggressività metallica. La struttura dei brani lascio spazio anche ad intramezzi di ricercatezza tecnico-esecutiva, conferma ulteriore del fatto che non stiamo confrontandoci solo con delle idee ben riuscite ed azzeccate per l’occasione, quanto con un gruppo di musicisti di cultura e capacità. Punto forte sono le aperture dei pezzi, coinvolgenti e con grande capacità di attrarre l’ascoltatore fin dalle prime note. Bene anche i ritornelli e le sezioni soliste ad opera di un ispirato Emiliano Funari. Bene la voce, sopratutto quanto si mantiene sugli alti, ambito in cui Cristian Marchese se la cava davvero alla grande.
La produzione non rende compeltamente onore al prodotto. A tratti appare un po’ piatta, sopratutto nella selezione dei volumi. Un maggior controllo del missaggio avrebbe garantito di certo ampia portata a un gioiellino come “One Good Reason to Kill”.
Mi permetto di suggerire alcune dritte (mi si perdoni il gusto personale che probabilmente inciderà su ciò che sto per dire). Avrei spinto un più sull’acceleratore in alcune sezioni dei brani per rendere il prdotto ancora più ‘Massive Blast’. Assolutamente (e con molta fatica, lo so…) cercherei di incastonare a livello compositivo più soli. La qualità del musicista alle sei corde è indubbia: perché non osare di più? A parer di chi scrive, infine, la band dà il top quando riesce a combinare le parti suonate con maggior ricchezza di tecnicismi con il cantato clean melodico.
Questa combinazione, corroborata da suoni più potenti e in grado di valorizzare maggiormente gli strumenti, più un numero maggiore di incursioni soliste, potrebbe dar vita ad un solido e caratteristico trademark su cui investire per poter davvero sperare in un qualcosa di importante a livello commerciale. Dati i tempi, possiamo confermare che i Massive Blast hanno fatto centro. Attendiamo l’esordio su etichetta e successivi show dal vivo per la conferma definitiva. Approfittiamo anche per fare i complimenti a questa intrigante ed attraente neonata realtà metal italiana.
Nicola Furlan