Recensione: One More Magic Potion
Ormai è giunta la fine di febbraio, ed è scaduto il conto alla rovescia che doveva portare alla luce il nuovo lavoro degli Ensiferum, “Victory Songs”. Purtroppo, tuttavia, a causa di alcuni problemi contrattuali e dello zampino sempreverde della sfortuna, pare che dovremo aspettare fino al 20 aprile per mettere le zampe sull’album in questione.
E’ doveroso quindi dare un’occhiata fugace a ciò che ci aspetterà sollazzandoci con il singolo che precede l’album, questo “One More Magic Potion”. Una scatola sintetica, una copertina rimediata all’ultimo momento e solamente un paio di canzoni allieteranno le schiere degli Ensiferumiani in attesa della fatidica data del full-length. La domanda è più o meno la stessa in tutti i circoli del power-epicviking metal: sarà Markus Toivonen in grado di far dimenticare la bravura dell’ottimo Jari Mäenpää? Ma soprattutto, saranno in grado gli Ensiferum di scrollarsi di dosso la morbidezza intrinseca di Dragonheads, che ha lasciato una buona parte dei loro fans in attesa con un sopracciglio alzato e un mormorio di disappunto?
La risposta giace proprio nella title track di questo singolo, “One More Magic Potion“, frenetico anatema di power-folk mitteleuropeo. Mitteleuropeo, non propriamente nordico.
Non nego di essermi trovato infatti nella sorpresa di sentire quanto questa traccia prenda decisamente le distanze da Dragonheads e si tuffi a capofitto nel turbinare allegrotto di Iron, con più di una strizzata d’occhio verso quelle band tedesche che portano avanti il genere da diversi anni – a cominciare dai XIV Dark Centuries, per proseguire con Equilibrium, Blind Guardian e terminare dall’altro lato del golfo di Botnia con i Turisas.
Gli Ensiferum del 2007 non sembrano altro che un’ennesima riedizione di tutti quegli ingredienti che hanno reso celebre il power epico teutonico, e quindi giù di batteria incalzante, voce polverosa in stile Equilibrium, giri festosi di chitarra e tastiera e cori sontuosi, epici e celebrativi che ricordano in ben più di un frangente il fragore dei Blind Guardian. Sembra appunto l’ennesima “pozione magica” che riuscirà a incollare alle casse specialmente coloro che hanno ben chiaro il ruolo di questo “neopower” di tinte pagano-viking che ha investito l’Europa da qualche anno a questa parte. Sparisce in questo senso quel gusto scandinavo nobile e rarefatto che invece impregnava Dragonheads, e questo movimento verso il mainstream lascerà storditi coloro che si aspettavano delle atmosfere meno battagliere e più poetiche e leggendarie. Insomma, quasi un salto in avanti per la maggior parte dei loro fans, che da un lato si troveranno degli Ensiferum più aggressivi, e dall’altro si ritroveranno con dei NeoTurisas da osannare ed headbangare nei festival estivi.
La traccia conclusiva è una chicca che non troverà posto nell’album di prossima uscita, ed è una cover in chiave epica e malinconica di una canzone degli Uriah Heep, “Lady in Black“. Con questa cover giunge l’ennesima sopresa, un cantato pulito e terso come una mattina invernale, Certamente è qualcosa che nessuno si attendeva dagli Ensiferum e che probabilmente rimarrà un unicum abbastanza gratificante della loro carriera. La canzone si snoda immediatamente con fare epico fino a divampare in una sequela di cori di epicità struggente che non mancheranno di scomodare dal suo trono celeste lo stesso Bathory.
Insomma un singolo di appena 10 minuti dinamico, ben prodotto e dannatamente catchy, palesemente costruito per aumentare la salivazione di tutti i fans in trepidante attesa di “Victory Songs”. I segnali sono positivi, il riscatto sembra dietro l’angolo, quindi non ci resta che restare vigili e aspettare il colpo di cannone che darà inizio alla battaglia. Sarà davvero un “canto di vittoria”? A giudicare dall’aspetto della pozione, che sembra più che altro un boccale di birra pieno fino all’orlo, direi proprio di sì.
TRACKLIST:
1 – One More Magic Potion
2 – Lady in Black
