Recensione: One Second
One Second è il sesto full-lenght dei Paradise Lost ed è successore di due dischi, Icon prima e Draconian Times poi, che all’epoca fecero furore e sono tutt’ora riconosciuti come capolavori dei PL nonchè del gothic-doom metal in generale. La domanda che a questo punto tutti si ponevano era: e adesso? Sforneranno un altro disco all’altezza dei predecessori? Cambieranno qualcosa? Certo è che le aspettative intorno a questo dischetto erano abbastanza alte, anche perchè con Draconian Times i PL avevano guadagnato abbastanza fama e popolarità (almeno in Inghilterra) da permettere loro un budget abbastanza consistente per il nuovo lavoro. One Second è un disco magnifico, che vede i PL alle prese con un cambiamento stilistico che apporta al loro sound delle venature elettroniche che hanno fatto storcere il naso a molti fans ma che ha decisamente allargato la loro schiera di supporters. E forse il loro obiettivo poteva sembrare proprio quello di accrescere la popolarità puntando su un album accattivante, ben suonato, ben prodotto, e molto più “morbido” rispetto al passato. Ma come si può stare ad accusare un gruppo capace di creare un pugno di canzoni che esprimono emozioni forti, che sbattono la tua anima come un’onda sullo scoglio, piuttosto che elogiarne la crescita artistica? Le partiture elettroniche in quest’album sono usate proprio per accentuare certe atmosfere decadenti, a volte da wave anni 80, che sono ora diventate cupe e malinconiche piuttosto che grezze e sulfuree come nei precedenti lavori. Queste atmosfere permeano per intero le dodici canzoni che sono suonate con un piglio decisamente melodico ma in cui anche la durezza delle chitarre distorte che accompagnano le tastiere fa bella mostra di sè. Questa caratteristica è ravvisabile in canzoni con la ‘C’ maiuscola quali la titletrack, ‘Mercy’,’Disappear’, o la maestosa ‘Sane’,gemme in uno scrigno capace di contenere anche ruvidi gioielli che mantengono i collegamenti col passato: sto parlando di ‘Soul Corageous’,’Blood of Another’ e soprattutto del capolavoro assoluto del disco ‘Say just words’, song trascinante e incalzante nella strofa che esplode in un ritornello dalla melodia bellissima e disperata. E la peculiarità del disco è proprio questa: i chorus sono tra i più belli mai scritti da Holmes e soci e ti esplodono in faccia nel mezzo della canzone in tutta la loro maestosità lasciandoti sbigottito e stampandosi subito in mente. Un disco quindi, capace di catturare sin dal primo ascolto, un disco METAL raffinato, influenzato da Depeche Mode e The Cure, un disco in cui per la prima volta Nick Holmes canta con una splendida voce pulita e il resto della band gli crea un tappeto musicale perfetto, in cui le chitarre di Gregor Mackintosh fanno sempre la loro porca figura…insomma, l’ennesima dimostrazione di classe di un gruppo che ha avuto il coraggio di cambiare.
Track List:
1. One Second
2. Say Just Words
3. Lydia
4. Mercy
5. Soul Courageous
6. Another Day
7. The Sufferer
8. This Cold Life
9. Blood of Another
10. Disappear
11. Sane
12. Take Me Down
13. I Despair